Risultati? 10.000 ore di brutale allenamento nella pratica

Risultati? 10.000 ore di brutale allenamento nella pratica.

In che senso?

C'è una teoria sviluppata da Daniel Levitin che, in estrema sintesi, dice che, per raggiungere la competenza massima in qualsiasi campo sono necessarie 10.000 ore di pratica. Questo non significa che tutti quelli che lo fanno ci riescono, ma tutti i migliori lo hanno fatto. Sono 3 ore al giorno, o venti alla settimana, per dieci anni. Sembra che il cervello abbia bisogno di tempo per assimilare e per raggiungere la padronanza assoluta in un campo. Io penso che sia credibile come teoria, perché solo allenandosi costantemente e duramente si può riuscire a diventare dei professionisti in quello che facciamo, qualsiasi cosa facciamo.

Qual è la differenza tra un professionista e un dilettante?

Sostanzialmente, la differenza tra un professionista e un dilettante è fondamentalmente una: un professionista si misura, un dilettante fa le cose. Un professionista è efficiente, un dilettante, forse, è efficace e nemmeno sempre. Se prendiamo il campo dello sport, dove è più semplice fare esempi, vediamo che un professionista si misura con un tempo, un'altezza, una profondità, una velocità, si misura con i parametri propri del suo campo d'azione e cerca di migliorarsi costantemente. Nello sport anche i dilettanti si misurano, però, per diventare professionisti devono superare le prestazioni medie della maggior parte delle persone e, una volta diventati professionisti, la maggior parte del loro tempo non lo passano a gareggiare ma ad allenarsi. Una partita di calcio dura 90 minuti, una gara di atletica leggera sui cento metri piani dura pochi secondi, una gara di salto in alto dura pochi salti, una corsa ciclistica dura qualche ora e così via. Tutti i professionisti però, nonostante il tempo della prestazione sia breve, si allenano con costanza, tutti i giorni, passando molto più tempo a lavorare in modo duro e oscuro, rispetto al tempo che passano sotto la luce dei riflettori.

E quindi?

Quindi, nel mondo del business è la stessa cosa: allenarsi e misurarsi. Analizzare le proprie performance, studiare come migliorarsi, allenarsi nuovamente, costantemente, tutti i giorni. Una carriera sportiva dura pochi anni, una carriera professionale dura diversi decenni, ergo, diventare e rimanere dei grandi professionisti nel mondo del business è duro, molto duro. Come fare per stare ai massimi livelli del nostro settore, per il tempo che dura una carriera professionale? Ognuno ha i suoi metodi, ogni settore ha delle peculiarità differenti ma ci sono, secondo me, alcuni fattori comuni:
  • Stabilire i parametri di misurazione delle performance e monitorarli costantemente.
  • Prendersi dei rischi per fare quello che altri non sono disposti a fare, non avendo la certezza di riuscire. Tutti firmerebbero per diventare dei fenomeni se fossero certi di riuscirci. I fenomeni sono quelle persone che sono disposte a pagare il prezzo che serve per provare a diventarlo, senza essere certi di riuscirci.
  • Fare quello che si sta facendo mentre lo si sta facendo. Significa essere concentrati, lavorare per essere efficienti, non solo efficaci, non distrarsi, focalizzare il proprio obiettivo di medio lungo termine e averlo sempre in mente.
  • Essere dei fanatici. Non accettare standard più bassi di quelli che si sa servono per eccellere. Allenarsi anche quando non si ha voglia, non fare deroghe, essere sul pezzo, sempre.
  • Una buona organizzazione del tempo per riuscire a gestire tutte le componenti della vita che ci aspetta.
  • Avere una passione smisurata per quello che si fa. Se non si ha passione, si molla, ci si lascia andare e il lavoro diventa un peso troppo grande da sostenere.
  • Avere una vita equilibrata, sia fisicamente che affettivamente. Non si può performare al massimo se non curiamo il nostro fisico, la nostra mente e i nostri affetti.
  • Prendersi del tempo per se stessi. Per essere sempre al massimo, è necessario staccare la spina, ricaricare le batterie. Lavorare 20 ore al giorno può andare bene per un certo periodo, ma alla lunga ci fa appannare, ci rende meno operativi, ma soprattutto, ci devasta la vita, nostra e di chi ci sta intorno.
  • Divertirsi. Il divertimento è una componente fondamentale per un professionista. Non significa non avere momenti duri, non significa che le cose debbano sempre andare bene, significa mettere divertimento e leggerezza in quello che si fa. Riuscire a divertirsi rende tutto più leggero, meno faticoso, più semplice da fare.

Ma perché lo dobbiamo fare?

Ecco, il punto è questo: non lo dobbiamo fare. Lo dobbiamo voler fare, che è una sottile ma fondamentale differenza. Nessuno può obbligarci a diventare quello che non vogliamo essere. Siamo noi che dobbiamo decidere se volerci provare, a diventare dei grandi professionisti, oppure no. Sono scelte personali e nessuno può arrogarsi il diritto di giudicarci nelle nostre scelte. Una cosa importante però va scritta: se non siamo disposti a pagare il prezzo che serve per provarci, dobbiamo avere l'onestà intellettuale di non lamentarci,mai. Dobbiamo accontentarci di quello che abbiamo o di quello che passa il convento essendone fieri e felici, per davvero. Dobbiamo essere consapevoli che, chi ottiene risultati migliori dei nostri, non è perché è più fortunato, perché ha avuto condizioni migliori delle nostre, perché è raccomandato, perché questo, quand'anche fosse vero, serve solo a giustificare le nostre mancanze, le nostre inettitudini, la nostra pigrizia. Chi ottiene risultati migliori dei miei, li ottiene per un motivo: perché è più bravo di me, perché si è allenato più di me, perché è stato disposto a pagare il prezzo che io non sono stato disposto a pagare. Questo è l'atteggiamento giusto che devo avere, se voglio puntare a diventare un grande professionista in quello che faccio. Cosa ne pensi? Per oggi è tutto. Buona giornata.  
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