Il passaggio generazionale in azienda: quasi sempre un dramma

Il passaggio generazionale in azienda è quasi sempre un dramma, perché?

Perchè entrano in gioco, spesso, tanti fattori che nulla hanno a che vedere con l'azienda.

Vediamone qualcuno:

Passare il testimone, per me che ho fondato l'azienda, significa ammettere di invecchiare e non è mai bello fare i conti con la propria anagrafica, perché quando ho creato l'azienda mi sentivo immortale. Passare il testimone significa tradire la mia creatura, si perché l'azienda è figlia mia, la figlia più importante, quella che permette di mangiare a tutta la famiglia, anche ai figli veri che, seppur sempre presenti nel mio cuore, spesso non sono stati molto considerati nella vita reale, perché sono troppo preso a curare la figlia principale. Magari non l'avete mai vista in questo modo ma è così, ve lo dico per esperienza fatta in un'altra vita, non me ne vanto. Passare il testimone significa far entrare in azienda i miei figli e quindi significa esporli ai rischi di fare impresa. Loro non sanno i sacrifici che ci vogliono, la dedizione che ci vuole. Mi piacerebbe facessero altro perché non è giusto per loro essere inseriti in questo meccanismo infernale. Anzi no, anzi si, bè intanto inseriamoli poi vediamo, qualcosa succede. Succede così più spesso di quanto non si immagini

Ci sono tanti altri fattori che creano problemi nei passaggi generazionali ma questi, secondo me, sono particolarmente importanti.

Il problema non è minore dal lato figli, anche qui ci sono tanti fattori che possono creare problemi potenziali.

Vediamone qualcuno:

Finalmente in azienda, ora posso dimostrare a tutti quello che valgo, anche al papi, o alla mami, che fino ad oggi non hanno creduto molto in me. Farò valere questa laurea che mi sono preso e innoverò l'azienda perché non è normale che sia gestita ancora come vent'anni fa, il mondo è cambiato, bisogna aggiornarsi. I miei tutti presi dall'azienda, diciamolo, sono un po' rinco. Non morirò sul pezzo come i miei vecchi, mi circonderò di uno staff di persone preparate che mi aiutino a gestire l'azienda, il tempo di "un uomo solo al comando è finito". Questa storia di fare la gavetta per alcuni anni partendo dal magazzino è anacronistica, non ho studiato tutti questi anni per svitare bulloni o mettere a posto scatole in magazzino. Tecnologia e innovazione, questa sarà la mia guida

Ci sono poi i dipendenti che si trovano a subire l'ingresso dei rampolli in azienda, spesso con alcuni problemi potenzialmente esplosivi.

Vediamone qualcuno:

Il ragazzetto o ragazzotta entra in azienda dal portone principale, magari non subito con un ruolo di responsabilità ma certamente con un privilegio: è il figlio del paron e non manca di farlo notare, magari inconsapevolmente ma succede. Il rampollo non ha dovuto faticare per cercarsi un lavoro, non sa cosa sia mandare via curriculum e prendersi porte in faccia, non ha idea di cosa significhi essere chiamati a lavorare per due ore al giorno con contratti di una settimana che a volte si rinnovano, più spesso no. Il rampollo un lavoro lo ha, per diritto divino e spesso se lo dimentica la fortuna che ha, se lo dimentica spesso. L'imperatore o l'imperatrice trattano il rampollo in azienda come fanno a casa e non come un dipendente dell'azienda, permettendosi uscite che non avrebbero con un dipendente o permettendogli cose che non permetterebbero mai a un dipendente Il rampollo tratta l'imperatore o l'imperatrice in azienda come è uso fare a casa, permettendosi risposte impertinenti, battute feroci e comportamenti che normalmente sarebbero sanzionati pesantemente se a tenerli fosse un dipendente.
  • Gli eredi, spesso, non hanno nessuna competenza tecnica per gestire l'azienda, solo nozioni teoriche acquisite in anni di studio, quasi sempre pagati dal frutto del lavoro dell'azienda stessa. I rampolli spesso, non si rendono conto che tutto quello che hanno lo hanno grazie al fatto che l'azienda esiste per quello che è nel momento in cui loro entrano. Spesso i rampolli cercano di entrare in azienda con la grazia di un elefante in un negozio di cristalleria.
  • Gli imprenditori, spesso, hanno poche competenze manageriali e vanno in confusione e in frustrazione quando non riescono a separare la famiglia dall'azienda perché sanno che non si stanno comportando eticamente ma è più forte di loro, non riescono a farlo, non riescono a separare famiglia e azienda, entrando in un loop di frustrazione molto pericoloso che li può portare a pensare di aver sbagliato tutto, con l'azienda e con la famiglia.

Questi atteggiamenti, comportamenti, situazioni,  minano la leadership dell'imprenditore, creano problemi relazionali tra le persone e mandano in confusione i dipendenti a cui, magari, sono richiesti standard molto alti ma che vedono la dinasty famigliare che battibecca e litiga come in una soap opera di quart'ordine.

Come fare ad evitare drammi famigliari e ripercussioni pesanti sul futuro dell'azienda, impostando un passaggio generazionale che nel tempo possa funzionare?

Non c'è una ricetta precisa e magica ma ci sono una serie di cose che devono essere previste ben prima che il passaggio generazionale abbia inizio:

  • patti di famiglia chiari: le regole d'ingaggio che stabiliscono a quali condizioni e con che percorso gli eredi entreranno in azienda. Non è scritto da nessuna parte che lo debbano fare e anche se può sembrare incredibile non è obbligatorio fare le investiture per diritto divino.
  • tanta umiltà da parte di tutti:  umiltà da parte degli eredi che devono capire il contesto in cui l'azienda è nata è cresciuta e che ha permesso a loro di avere un tetto, del cibo e ora anche un lavoro. Umiltà da parte dell'imperatore o imperatrice che devono capire che i ragazzi non sono dei figli indisciplinati da tenere al loro posto ma delle persone pensanti che possono avere idee da proporre, innovazioni da apportare, punti di vista diversi dal nostro su cui discutere
  • pazienza e disponibilità al confronto costante, da parte di tutti, tramite una comunicazione costante, non significa che non si debba o non si possa litigare, ma significa avere obiettivi comuni e una strada tracciata. Questa è la parte più difficile: spesso per evitare discussioni si abbozza, ci si fa andare bene le cose e poi scoppiano le bombe.
  • Comunicazione e rispetto: avere la consapevolezza che l'azienda, se si sta profilando un passaggio generazionale, è veramente lo strumento grazie al quale tutta la famiglia, i dipendenti e le loro famiglie hanno vissuto e hanno potuto mangiare. Bisogna portare rispetto all'azienda e rendergli in parte quello che ci ha dato. Come fare a renderglielo? Essendo efficienti ed efficaci, imparando a crescere, acquisendo le competenze che ci mancano per gestire managerialmente l'azienda perché è vero, su questo gli eredi hanno ragione: oggi non si può più gestire un'azienda semplicemente sapendo lavorare. Oggi è necessario avere e acquisire costantemente competenze manageriali nei settori più disparati: H.R., marketing, finanza, relazioni e non è pensabile farlo se non si riesce a cambiare qualche idea bacata che abbiamo in testa noi imprenditori e, perdonatemi, anche voi figli.

La cosa più importante in un passaggio generazionale, per una p.m.i, secondo me, non sono i dettagli tecnici ma le competenze relazionali e di comunicazione che permettono di limare gli spigoli, arrotondare gli angoli e far crescere, nel tempo, un clima di fiducia tra chi deve mollare e chi deve subentrare.

Questo è quello che facciamo noi di Casa Imbastita Campus con successo da molti anni: aiutiamo gli imprenditori e gli eredi a comunicare, a impostare un piano operativo e a realizzarlo, affiancandoli nel diluire tutti i problemi, soprattutto relazionali, che inevitabilmente si troveranno a dover gestire.

Certamente, noi abbiamo anche delle competenze che ci aiutano e una rete di professionisti che lavorano con noi a supporto per le parti tecniche in cui non siamo competenti ma il nostro vero valore aggiunto è questo: siamo a fianco sia dell'imprenditore che deve cedere lo scettro, sia dei rampolli che devono prendere il testimone, con una garanzia, noi non facciamo il tifo né per l'imprenditore né per gli eredi ma per l'azienda, perché banalmente è l'azienda che deve sopravvivere, perché idealmente le persone passano ma le aziende, se non si fanno stupidaggini, restano.

Supportare un passaggio generazionale è un lavoro fiduciario, fatto di tanti confronti, di tempeste emotive e di tante telefonate negli orari più strani e nelle situazioni più bizzarre. A volte ci sembra di essere degli psicologi anche se non lo siamo. E' vero che nel nostro staff e nelle nostre collaborazioni ci sono gli psicologi perché a volte servono, servono davvero. Perchè spesso, una parola ben detta, un ascolto attento, valgono di più di un foglio excel ben compilato, lo sappiamo bene, perché anche noi, io e i miei soci, siamo imprenditori e abbiamo gli stessi problemi che hanno i nostri clienti, nel bene e nel male, per questo riusciamo a parlare la loro lingua e, spesso, facendoci ascoltare in modo attivo aiutiamo ad ottenere risultati importanti.

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