Come la piramide di Maslow ci aiuta a sceglierci i soci

Quante volte ci è successo di iniziare un percorso con qualcuno e poi nel mezzo del cammin di nostra vita ci accorgiamo che non siamo più compatibili?

Succede nella vita e succede nel business. A me personalmente è successo sia nella vita che nel business e non è bello, né in un caso né nell'altro.

Ma oggi parliamo di business e della scelta dei nostri soci e/o partner e della piramide di Maslow come bussola per orientarci e leggere il futuro.

Ma cosa c'entra la piramide di Maslow?

C'entra parecchio ma andiamo per ordine e come prima cosa vai a leggere, nel caso non lo sapessi, cos'è la piramide di Maslow cliccando qui

Anche se sono cambiati i tempi dal 1954 quando Maslow pubblicò i risultati dei suoi studi la sua piramide dei bisogni è sempre molto attuale.

Quando costituiamo una società o entriamo in una società, o apriamo la collaborazione con un nuovo partner d'affari che vuole fare business con noi finalizzato a una crescita comune, dobbiamo stare molto attenti a dove le parti sono posizionate sulla piramide di Maslow: se io sono sul gradino dell'autorealizzazione e tu sei sul gradino dei bisogni primari, avremo dei seri problemi di relazione e la società non funzionerà.

Non funzionerà a meno che non ci siano regole d'ingaggio, ruoli e impegni molto chiari.

Ti faccio alcuni esempi:

  • Se tu sei nella parte bassa della piramide, quella in cui devi soddisfare i bisogni primari, e il tuo potenziale socio o partner è nella parte alta della piramide, molto probabilmente non avrà la necessità di lavorare nell'azienda e quindi farà pressioni su di te avendo il culo parato dal lavoro che fa. Non ha bisogno di te per sopravvivere. Ricordati che è facile fare i fenomeni con il culo degli altri se la tua fonte di reddito arriva da altro. Suggerimento: se sei in questo caso il tuo socio dovrà mettere molto capitale per pareggiare il tuo sputare sangue sul pezzo e quando dico molto parlo di tanta roba. Se non ci mette tanti soldi ci deve mettere lo stesso lavoro che ci metti tu e non considerarlo un gioco su cui impegnarsi ogni tanto. Oppure ci deve mettere delle competenze sopraffine, o degli asset strategici che tu non hai. Non farti fregare, a me è successo perché anch'io sono ogni tanto stupidotto, metti le carte in chiaro subito e verifica che gli accordi non cambino.
  • Se siete tutti e due più o meno sullo stesso livello della piramide di Maslow, dividetevi i compiti senza pestarvi i piedi, ognuno per le sue competenze e definite i risultati che ognuno di voi deve portare e fatelo dandovi feedback reciproci: i feedback reciproci sono fondamentali, non è sufficiente vedersi o sentirsi alle trimestrali.

Perché scrivo questo articolo?

Lo scrivo per ricordare a me stesso di non cadere più in determinati errori che ho fatto in passato sulla base del romanticismo e della passione che hanno offuscato la mia capacità di analisi, proprio perché ultimamente mi è stata proposta una collaborazione da un collega più o meno in questi termini: "Ho visto quello che fai, io faccio cose complementari alle tue, ho grande esperienza e grande competenza, perché non ci mettiamo insieme e facciamo una cosa bellissima aumentando reciprocamente la copertura del mercato grazie alle diverse competenze che abbiamo?"

Bellissima idea, io sono sempre aperto alle collaborazioni, ho chiesto:"Quanto fatturi?". Lui mi ha raccontato che aveva grandi opportunità, clienti importanti, progetti in partenza. Io:" Si, ma quanto fatturi?". Dopo mezz'ora di discussione ho capito che rientra nei regimi dei minimi e fattura una piccola frazione di quello che che fatturo io, certamente una cifra degna, ma non degnissima.

Una volta chiarito il peso, visto che mi interessava la collaborazione ho detto: "Considerando che i nostri apporti, in termini di fatturato, sono sproporzionati o facciamo un conguaglio in denaro per pareggiare questo rapporto o la nostra collaborazione non può basarsi su un livello paritetico o diversamente dimmi qual è un ragionevole motivo e cosa mi puoi dare tu per fare una cosa paritetica". Ecco, qui si è infranta la possibilità di collaborare: i valori, la sinergia, la crescita comune si sono sciolte davanti al vil denaro.

Certamente, sono uno stronzo, ma mi spieghi perché io ci devo mettere i clienti e le competenze e tu solo le competenze?

In questo caso, la piramide di Maslow mi ha aiutato: io non avevo bisogno di lui e lui non aveva niente da darmi in cambio perché aveva da soddisfare altri bisogni.

Quindi:

Quando pensiamo di metterci in casa un socio, se siamo quelli forti facciamo in modo di dare un apporto importante in termini di competenze o di denaro e teniamo la parte maggioritaria dell'azienda, magari prevedendo un piano di stock option con cui il socio può crescere man mano che si sviluppa il business.

Se invece siamo quelli deboli, mettiamo bene in chiaro le cose, in modo scritto, su quale sarà il nostro piano di sviluppo e di crescita personale in termini di quote societarie.

Non fare questi accordi rischia nel tempo di far crescere incomprensioni, diffidenze e soprattutto è certamente uno dei motivi per cui la società non potrà funzionare.

La stessa cosa andrebbe fatta in un passaggio generazionale, in quanto, anche in un passaggio generazionale solitamente le posizioni sulla piramide di Maslow degli attori in gioco non sono allo stesso livello e quindi: accordi, patti di famiglia, condizioni per entrare in azienda e incentivi al raggiungimento dei risultati.

Un'azienda solitamente ha sempre una storia romantica da raccontare ma la favola sarà a lieto fine solo se i presupposti sono pragmatici e non lasciano adito a dubbi.

Il mantra di questo post è: pattichiariamicizialunga

Per oggi è tutto.

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