I leoni da tastiera, la razza peggiore

I leoni da tastiera, la razza peggiore

Sono la razza peggiore perché spesso non sono nemmeno cattivi, sono solo stupidi.

I leoni da tastiera si eccitano, entrando in frenesia e spalleggiandosi l'un l'altro, proditoriamente coperti e nascosti dietro la tastiera, grazie alla possibilità di trasformarsi in cronisti per un secondo, giudici per un secondo, esperti per un secondo, scienziati per un secondo, vomitano parole.

Queste persone sono la razza peggiore perché appartengono alla categoria dei vili.

Essere vili è peggio che essere cattivi.

Ho degli Amici che in questi giorni stanno vivendo una situazione difficile, in cui dei loro cari sono esposti a una gogna mediatica per un grave fatto di cronaca da cui sono risultati essere completamente estranei ma, essendo persone in vista, sono stati e sono oggetto delle cattiverie più turpi da parte dei leoni da tastiera che popolano la rete.

Questa vicenda mi ha dato lo spunto per questo post e mi fa fare una riflessione, se mai ce ne fosse bisogno, su questo strumento fantastico e terribile che sono i social e il web odierno.

Uno strumento che ci trasforma tutti in esperti, scienziati, giudici, censori permettendoci di dispensare pillole di stupidità, scoreggiando parole, spesso senza avere la benché minima conoscenza di quello che stiamo dicendo o pontificando.

La rete permette ai vili, che mai avrebbero il coraggio di confrontarsi nella realtà con quello o con le persone contro cui si accaniscono, di avere un click di notorietà.

La mia considerazione: ci sono i fatti e le chiacchiere, chi vive di chiacchiere non fa i fatti e generalmente striscia nel fango e nell'inutilità per godere dieci secondi di effimera cattiveria.

Nel canto III dell'inferno Dante, parlando dei vili, fa dire a Virgilio:

«Fama di loro il mondo esser non lassa;
misericordia e giustizia li sdegna: 
non ragioniam di lor, ma guarda e passa.»

La cosa interessante di questo famoso passo della divina commedia è che i vili non vengono messi all'inferno ma nell'antinferno, in modo che i dannati siano superiori ai vili, che viene valutata la razza peggiore, ancora peggio dei cattivi che almeno hanno una loro dignità.

I vili, secondo Dante, non lasciano nessuna traccia della loro esistenza, per cui non vale nemmeno la pena parlarne.

Sono d'accordo con Dante.

Occhio al contrappasso

Oggi sono ispirato dal sommo poeta che usa la legge del contrappasso a mani basse nella sua Divina Commedia.

La legge del contrappasso dal latino "contra patior": soffrire al contrario è un principio per cui i rei vengono condannati a subire una pena mediante il contrario della loro colpa o per analogia della stessa.

Dante, per esempio, condanna gli ignavi a essere continuamente punzecchiati da insetti fastidiosi e i golosi a mangiare continuamente fango.

La legge del contrappasso, non sempre, ma spesso, prima o poi si manifesta, quindi, stiamo attenti a quello che facciamo e a quello che diciamo.

Non è carità cristiana, soprattutto per me che sono agnostico, ma: cerchiamo di non fare agli altri quello che non piacerebbe fosse fatto a noi.

Sarebbe tutto più bello, noi e il mondo in cui viviamo, è difficile? No, sarebbe intelligente, ma noi, spesso, non siamo una razza intelligente.

Warning: ognuno di noi può trasformarsi in un vile, semplicemente per il gusto di giudicare qualcosa di cui non sa nulla.

Stiamo attenti quando lo facciamo e riflettiamo parlando di quello che sappiamo, non di quello che pensiamo di sapere. Buona giornata aggressiva.

Il mantra di questo post: esserevilinonèbelloèstupido

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