Il campione, il vino, lo smarketing

Lo smarketing

Lo smarketing è il marketing all'incontrario: quelle azioni che, invece che portarti redemption e nuovi deal, ti danneggiano o ti fanno sprecare tempo e denaro. Ci sono tante storie così, ognuno di noi che facciamo impresa le ha vissute: valutazioni sbagliate, timing non corretto, uscite nel momento sbagliato con il pubblico sbagliato, succede, a tutti. Oggi ve ne racconto una che ho vissuto ieri, per rendere l'idea. I protagonisti sono: un campione, del vino, il distributore del vino.

La storia

Il campione è Claudio Sala, il poeta del goal un grande campione, virtuoso del calcio, che negli anni 70 incantava il pubblico con le sue grandi giocate. Il vino è quello della sua tenuta, dove produce vini non proprio eccellenti Qui le recensioni mediocri dei suoi vini trovate su Vivino Il distributore è Trevisan, che produce ottimi grissini, veramente buoni, e distribuisce, non so se come azione di co marketing, per vendere i suoi grissini o perché ci crede davvero, i vini del campione qui puoi vedere un video promo dei vini in cui non sembra crederci molto , un video di qualità scadente non adatto a una promo Le promo vengono fatte nei supermercati alla presenza del campione, come puoi vedere qui sotto:  

Perchè questa storia sa di Smarketing?

Direi perché il vino venduto a 1.99 a bottiglia non può essere un grande vino, su questo, mi auguro, siamo tutti d'accordo. Ci aggiungo che il campione, che è un vero campione, non può svilire la sua immagine firmando bottiglie di vino mediocre, una ad una, nel supermercato. Un campione, associa la sua immagine a prodotti eccellenti, li valorizza con il suo brand, sta attento a cosa promuove. In questo caso il vino mediocre svilisce il brand del campione.

Si ma il vino lo produce lui, cosa doveva fare?

Proprio perché il vino lo produce lui, dovrebbe stare attento a quello che fa e investire su due cose:
  • Migliorare il suo vino, se è possibile farlo, ma questo non è il mio campo e non entro nel merito.
  • Promuoverlo meglio e non da fiera del paese, questo è certamente possibile farlo.
Osservando come si svolgeva la promozione, non ho visto nessun utente comprare cartoni di bottiglie, estasiati dal gusto del vino che era in assaggio. Sicuramente qualche utente, come ho fatto anche io, ha preso una bottiglia autografata sul momento dal campione, ha fatto una foto e poi ha buttato il vino, o l'ha bevuto corretto acqua gassata, come ho fatto io. Alla fine della giornata, quante bottiglie avrà venduto? Dieci, cinquanta? Una mattinata passata a fare foto, firmare bottiglie, investire tanto tempo per pochi cartoni di venduto. Dal punto di vista imprenditoriale, che senso ha?

Cosa c'è di sbagliato?

In questo caso, di sbagliato c'è il target, il posizionamento e la modalità di promozione. Se produci vino da 2 euro a bottiglia i casi, secondo me, sono due:
  • Ne produci milioni di bottiglie e sei una delle grandi aziende che fagocitano le uve del territorio, potendosi permettere produzione industriale e quindi pubblicità industriali. Come fa la Caviro, con tavernello, il vino più venduto in Italia, 13.000 addetti, 30 cantine. Il vino di Claudio Sala si misura con questo tipo di vino. Non c'è partita.
  • Lo produci per te e per pochi amici con cui stapparlo in una serata di bagna caôda veramente assassina in cui, il gusto del vino, viene diluito nell'aglio e nelle acciughe e quindi anche il tavernello, in fondo in fondo andrebbe bene. In questo caso non hai bisogno di andare nei supermercati della grande distribuzione. Ti posto qui La ricetta della bagna caôda per capire cosa intendo quando scrivo "assassina"
Di sbagliato poi, c'è che sei un mito del calcio e vederti svilire così la tua immagine, a me è spiaciuto un pò, non c'entra niente con il marketing? C'entra con le emozioni e quindi anche con il markting. Caro Claudio, te lo dico da Juventino, ti vedrei molto meglio in una tenuta di campagna, come certamente sarà quella in cui coltivi le tue vigne, davanti ad un camino, mentre intrattieni i tuoi ospiti con bottiglie importanti che sarebbero disposti a pagare moltissimo per ascoltarti raccontare aneddoti della tua splendida carriera, io lo farei. Tra una fassona stellare, un salume sopraffino, due agnolotti del plin al sugo d'arrosto, vini e distillati di classe a fare da cornice alla poesia che magari sapresti raccontare, così come facevi quando giocavi al Comunale e mio papà, Juventino di ferro, mi ci portava per vedere questo, spettacolo leggendario: Zoff, Gentile, Cabrini, Furino, Morini, Scirea, Causio, Tardelli, Boninsegna, Benetti, Bettega VS Castellini, Santin, Salvadori, Patrizio Sala, Mozzini, Caporale, Claudio Sala, Pecci, Graziani, Zaccarelli, Pulici Due formazioni epiche, quando il calcio, seppur già business, era ancora romantico e noi, tutti, dietro le nostre scorze di cazzoni duri e inflessibili, abbiamo ancora bisogno di romanticismo. Le gesta di queste squadre echeggiano nell'eternità del calcio, e tu sei una delle stelle più luminose di queste leggende. Ascolta Claudio, ascolta questa radiocronaca del tuo scudetto di Ameri una telecronaca, quella di Tutto il calcio minuto per minuto, che a me, da Juventino, non crea dolore ma nostalgia, per quei tempi epici e per quello che ha rappresentato. Questa, che hai appena ascoltato qui sopra, è il tipo di storia che dovresti raccontare, non quella del promoter con la faccia triste, non te lo meriti. Non rovinare la tua storia facendo il promoter in un supermercato. Ah, Claudio, se decidi di fare quello che ho scritto: camino, racconti, buon cibo, grandi vini, promuovilo, io sarò uno dei tuoi primi clienti a venirti a trovare e acquistare da te. Il mantra di questo post è: brandingepersonalbrandingsonolachiave. Per oggi è tutto.
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