L’autonomia si ottiene sbagliando

Non possiamo far diventare autonomo chicchessia se non gli permettiamo di prendere decisioni da sol* mettendo in conto la possibilità dell'errore, fa parte del gioco.

Per farlo dobbiamo iniziare ad allenarci noi per primi, con i nostri figli, con i collaboratori, con tutti, perché spesso l'iper protezione rende le persone inette e pigre.

9-7-2008

9-7-2008 è la data in cui pubblicai un articolo sul mio blog di cui richiamo qui un estratto :"Ieri, gran giornata di relax in piscina con mio figlio Mattia, 14 anni e due suoi amici che si sono scatenati tutto il giorno su scivoli e toboga mentre io, da perfetto Hyppo Pinguextralarge pigramente, dormo, leggo, mi bagno e osservo: bambini che entrano ed escono dall’acqua divertendosi, urlando e giocando e come falchi loro, i naziperansioliticinonsepuòfalassastagenitorhorribilis: genitori ansiosi, in fibrillazione costante:”non fare quello”, “non toccare là”, “esci di qui”, “fermo là”,”altolà” ,”stai attento”, “spatapum e spatapim” e tutto il repertorio di iperprotezione e controllo assoluto, sia da parte delle mamme che dei papà, se gli chiedi:” ma non puoi rilassarti un’attimo e lasciare tranquillo il frugoletto che, proprio perché si chiama frugoletto, fruga di qua e di là?” cosa ti rispondono? Ecco:”lo faccio per il suo bene, tu non capisci, al giorno d’oggi con tutti i pericoli che ci sono…”; per il suo bene? Idiozia! non sarebbe meglio abituare i nostri manager e capitani d’industria di domani a cavarsela un po’ da soli? Ci state pensando che sono loro che dovranno effettuare il cambiamento e che oggi, attraverso le loro esperienze di ragazzini forgiano carattere e abitudini operative? A essere iperprotettivi, io per primo, stiamo crescendo una generazione di ragazzi paurosi,totalmente dipendenti incapaci di intraprendere in modo autonomo l’avventura della vita.Ragazzi irresponsabili = manager e imprenditori inetti. Come faranno a gestire persone, aziende, nazioni, se non crescono con autonomia e potere di libero arbitrio e diritto d’errore? Vigiliamo, certo, educhiamo con amore e attenzione, assolutamente, ma perbacco, lasciamoli sguazzare da soli. E se annaspano? Un pò di bevute,acqua nel naso e piccole scottature non hanno mai fatto male a nessuno.Cosa ne pensi? Il mantra di questo post è: freebamboccionifreebamboccionifreebamboccioni

Cosa voglio dirti

Nel momento in cui scrissi quell'articolo mio figlio aveva 14 anni, ora ne ha 27.

Sono passati 13 anni, tanta acqua sotto i ponti tante gioie, alcuni dolori, tante esperienze e lui è autonomo.

Lavora con me da quasi anno.

Sono felice che sia con me, sono felice nel vederlo crescere, giorno dopo giorno.

Prende decisioni, si assume la responsabilità dei suoi errori e gioisce per i suoi successi. Non sempre sono rose e fiori tra noi, com'è normale che sia in un rapporto padre figlio e anche tra datore di lavoro e collaboratore, ma il nostro è diventato un rapporto tra persone adulte.

Quando mi confronto con lui per argomenti di lavoro non ho davanti uno yesman o un teppista ribelle, ho una persona che mi offre suggerimenti e propone soluzioni.

Fa tanti errori, come li faccio io, ma sta imparando, come continuo a fare io.

La cultura dell'errore

La cultura dell'errore è l'unica che fa crescere le persone: chi non sbaglia mai, o non sta facendo nulla o sta placidamente navigando nella sua area di comfort, quello in cui è protett*, sicur*.

In un mondo frenetico come quello in cui viviamo io continuo a fare mia una massima che sentii pronunciare da Tom Peters durante un suo seminario a cui partecipai: "Spara, spara, spara, mira".

Era vero 16 anni fa quando sentii questa frase per la prima volta, a maggior ragione è vero ancora di più oggi: se aspettiamo di avere le cose perfette, il progetto perfetto quando lo rilasceremo sarà obsoleto.

Per questo sbagliare è nella logica delle cose, però...

Un conto è sbagliare, tutt'altro conto è continuare a farlo perché non si hanno sotto controllo i dati, perché non si fanno le verifiche, perché non si adottano i correttivi.

Torno sempre a un tema a me molto caro: dati, numeri e statistiche sono la bussola che ci permettono di analizzare i nostri errori per fare i correttivi e continuare a migliorarci.

Se hai un gruppo di lavoro, se sei un imprenditore: stimola le tue persone, fagli prendere iniziative, accetta l'errore come parte del processo di apprendimento ma non tollerare l'errore senza analisi.

Richiede molto tempo e molta pazienza lavorare in questo modo, la curva di apprendimento per chi lavora così è sensibilmente più lunga rispetto a chi è inquadrato senza possibilità di uscire dal suo recinto.

Ma è l'unico modo che conosco per creare intorno a noi un gruppo di persone pensanti e propositive che possano diventare protagoniste del cambiamento in azienda.

Tu ne conosci qualcun altro?

Il mantra di questo post è: sbagliamomisuriamocorreggiamo

Per oggi è tutto

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