Quanto ci hanno pagato per rinunciare ai nostri sogni

Quanto ci hanno pagato per rinunciare ai nostri sogni?

Quanti compromessi abbiamo accettato che però ci sono andati stretti, che non erano quello che volevamo, che ci hanno allontanato dai nostri sogni?

Da piccoli, si sa, non ci sono limiti, l'immaginazione è grande e tutto è possibile, bada bene: non, sembra possibile ma è davvero possibile.

Poi, crescendo, con l'età, con i condizionamenti, con le esperienze negative, indossiamo un bel paio di occhiali da saldatori e distorciamo la nostra realtà, per accettare quella che ci impongono gli altri, il sistema, il pensare comune.

Una volta

Una volta, a ben pensarci, era molto più difficile uscire dai condizionamenti del sistema: avevamo il posto fisso, in banca, alle poste, in fabbrica.

Il posto di lavoro fisso che ci accoglieva, materno, in giovane età e ci accompagnava tranquillamente fino alla pensione. Certo, non c'era da scialare, non c'era da godere come delle bisce ma era fisso, tranquillo, certo. Lasciarlo rappresentava veramente un rischio, farlo era un po' da pazzi.

Mi ricordo come se fosse ieri, il giorno che annunciai a mio papà che mi ero licenziato dall'Olivetti per fare l'imprenditore in un'azienda di tre persone, me compreso, era il 1986. 

Mi guardò per un lunghissimo minuto senza dire niente e poi, disse:" Bella stupidata che hai fatto lasciando l'Olivetti. Oggi non sei un imprenditore, sei un disoccupato".

Non fu un discorso molto motivante, lo ammetto, ma dal suo punto di vista aveva ragione lui: il figlio operaio, un lavoro certo e sicuro come turnista alla Michelin, ma non gli piaceva.

Lo studio serale, il diploma, l'assunzione all'Olivetti: lo status di "impiegato", un colletto bianco, in giro per il mondo, caspita, aveva persino imparato a parlare inglese questo figliolo.

Il mio papà ne parlava con gli amici al bar, un bar di operai, il figliolo era salito nella scala sociale, da esserne orgogliosi e dopo breve tempo che fa? Si licenzia per inseguire uno stupido sogno. 

A quel tempo, la sua logica aveva un suo perché. Era molto più difficile inseguire i propri sogni.

Perché oggi è più semplice?

Oggi è più semplice: il posto fisso non c'è più, un giovane se è fortunato trova uno stage retribuito, altrimenti lavora gratis. Se è super fortunato trova un impiego part time, se è fortunatissimo trova un lavoro a tempo indeterminato ma in un'azienda a tempo determinato.

Già perché le aziende oramai mutano costantemente, sono, appunto, a tempo determinato. 

Perché devono mutare con il mercato in cui vivono e quindi il lavoro per cui ti assumono, magari dopo un anno non c'è più e ti devi adattare, devi cambiare, devi essere pronto.

Io non direi mai a Mattia o Valerio, i miei figli, che fanno una stupidaggine se vogliono inseguire i loro sogni.

E' già così difficile avere sogni che per quello che il mondo del lavoro ti offre, inseguirli è già un successo.

A prescindere. Il mondo è cambiato e i cambiamenti non sono né brutti né cattivi sono semplicemente accaduti e a noi non resta che adeguarci, cavalcando nuove onde e imparando a nuotare in nuovi mari.

Oggi non c'è più nessuna certezza se non la tua professionalità di lavoratore della conoscenza. Questo fa la differenza, la vera differenza: tu.

La tua capacità di sognare, di entusiasmare e di essere entusiasta. Non esistono i lavori perfetti, non esistono le aziende perfette, non esistono collaboratori perfetti. Esistono uomini e donne, che con la loro passione e voglia di generare cose belle lo fanno, semplicemente.

Proprio per questo non ti accontentare e se non ti piace il lavoro che hai inventatene uno,  sembra incredibile, sembra una pazzia, ma non è mai stato così semplice come ora.

Ci vuole coraggio? Certo che ci vuole coraggio, ma cosa rischi al limite? Di continuare ad essere disoccupato o in un lavoro precario come hai oggi.

Cosa serve?

Serve la capacità di soffrire e di sapere che i risultati arriveranno dopo anni di sacrifici e di duro lavoro, serve sapere che nessuno ti regalerà niente, men che meno il mercato.

Serve sapere che se vuoi raggiungere grandi obiettivi, sia come come dipendente che come imprenditore devi ammazzarti di lavoro per poter poi, forse, un giorno goderne i frutti.

E' così, in tutti i campi. Lo sanno bene gli sportivi professionisti, lo sanno bene i musicisti, lo sanno bene gli scienziati, lo sanno bene tutti quelli che ci sono riusciti, in qualsiasi campo.

Non siamo nati per soffrire, certo, lo sappiamo, dobbiamo godere delle cose belle della vita, è vero, e proprio questo è l'equilibrismo che devi imparare a fare: riuscire a conciliare tutto, te, la famiglia, il lavoro e il resto.

Ogni tanto ci saranno degli intoppi, ogni tanto qualche area verrà sopraffatta dalle altre ma si può fare, con tanta fatica ma si può fare.

Qual è la condizione per riuscirci però? Sono noioso, lo so ma è quella di aver un sogno, non importa quale, l'importante che sia il tuo e che sia un sogno sufficientemente grande e pericoloso da valere la pena di essere perseguito, altrimenti non ce la farai. E lascerai il posto da ragioniere insoddisfatto per andare a fare il ragioniere insoddisfatto da qualche altra parte, in una litania di fallimenti, delusioni e abbandoni.

I sogni sono tutto nella vita, l'importante è riuscire a trasformarli in progetti realizzabili.

Il mantra di questo post è: testatralenuvolepiediperterratestatralenuvolepiediperterra

Per oggi è tutto
Ti piacerebbe approfondire di persona questo argomento?
Contattami, senza impegno, cliccando sul pulsante qui sotto, sarà un piacere darti supporto!