Correre dietro al successo non serve a nulla

Correre dietro al successo non serve a nulla: scritto da chi, per lavoro, aiuta gli Imprenditori delle p.m.i. a migliorare i propri risultati può sembrare un'eresia o un pericoloso boomerang, lo so, può apparire sconsiderata una frase del genere ma, leggi l'articolo e proverò a raccontarti perchè la penso così.

Il successo è una cosa passata.

Forse non ci hai mai pensato ma, come puoi vedere nell'immagine che accompagna questo post, successo è il participio passato del verbo succedere: qualcosa che è già accaduto, che non c'è più o è stato raggiunto.

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Per ottener risultati è necessario guardare avanti, non cercare di raggiungere qualcosa che è già stato, lo so è un gioco di parole un pò azzardato quello di questa frase ma provo a spiegarmi meglio.

Nei giorni scorsi riflettevo su questa particolarità della parola "successo" che, per la prima volta ho analizzato dal punto di vista grammaticale e mi aiutato a fare chiarezza su tanti effetti della cattiva comprensione che ne ho avuto in passato.

Ho esempi, anche in famiglia, di persone che una volta raggiunto il traguardo importante, il successo appunto, in questo caso la fatidica pensione, in pochi mesi sono degenerati fisicamente, si sono ammalati e sono passati oltre.

Mio papà è stato una di queste persone, per esempio: un toro energico che non si è mai fermato davanti a niente, che era in movimento dalla mattina alla sera e che improvvisamente, a 58 anni, l'età che ho io oggi, ha raggiunto un traguardo che anelava, il suo successo: la pensione in giovane età per potersela godere e... puff, si è, purtroppo, evaporato nel giro di 8 mesi.

Il successo non è un traguardo, è una tappa: se non abbiamo altri interessi, professionali o extraprofessionali, ci appiattiremo, cullandoci nell'illusorio pensiero di essere arrivati quando invece, per poter vivere e divertirci dobbiamo essere sempre in cammino e in viaggio.

Come può essere utile questa considerazione a un imprenditore?

Nessuno è in grado di dire cosa sia il successo, perchè è una cosa soggettiva, un traguardo assolutamente personale: quello che può essere importante per me, magari a te non interessa, o viceversa.

La cosa importante è raggiungere traguardi che ci stimolino, che ci interessino, che ci diano soddisfazioni mentre ci arrovelliamo per raggiungerli.

La vita è un puzzle irrisolto in continuo movimento, ne riesci a mettere insieme alcuni pezzi e il quadro si trasforma in una nuova proposta di indovinelli e quesiti, è così.

Ogni traguardo è un successo ma il successo in se non esiste, perchè se ci fermiamo siamo al capolinea e dobbiamo scendere dal mezzo che ci trasporta nel viaggio della vita.

Sto riflettendo molto su questi temi, non perchè sia diventato improvvisamente un filosofo ma perchè, nell'ambito del mio lavoro, una delle cose che metto come presupposto ai miei clienti come obiettivo da raggiungere è: tempo per te e per le tue cose.

È un mio punto di vista personale ovviamente, ma oltre 30 anni di Impresa, mi hanno suggerito alcune cose che ritengo fondamentali:

  • Non serve correre dietro al denaro se poi non hai nessuno con cui godertelo
  • Non serve ammazzarsi di lavoro h24 se poi non vedi crescere i tuoi figli e non riesci a godere i tuoi affetti
  • Non serve a nulla fare gli operai di se stessi e vivere una vita di merda, con il fegato in carpione in cui stai male tu e fai stare male gli altri che ti sono intorno

È un errore non valutare le implicazioni che portano i tre punti che ho elencato qui sopra.

Io li ho vissuti tutti e tre sulla mia pelle, personalmente, ho creato dolore intorno a me e ho vissuto momenti di dolore personali quando mi sono trovato schiantato dagli eventi e mi auguro, seppure in ritardo, ma non troppo tardi, di essermi tirato fuori definitivamente da questa logica.

La rincorsa al raggiungimento degli obiettivi è una cosa sana, competitiva che fornisce adrenalina, energia e voglia di fare, ma gli obiettivi di star bene con se stessi e con le persone a cui teniamo devono essere altrettanto importanti perchè altrimenti rischiamo, seriamente, di non poterci godere il viaggio.

Perchè questo pippone?

Perchè ho 58 anni, l'età in cui mio papà è andato via, era il 15 settembre, come oggi, quando ebbe un mancamento scendendo dalla scaletta di un aereo e poi entrando in casa non centrò la porta sbattendo la testa contro un montante: era il primo segnale della malattia che in 8 mesi, 5 mesi dopo essere andato in pensione, lo portò via, la cosa buffa è che lui, la sua pensione non l'ha mai vista, era già incosciente quando arrivò il primo bonifico.

Io all'epoca avevo 29 anni e un'azienda da far crescere, mi sentivo immortale. Mi sono fatto molto male nei successivi 10 anni!

Oggi anch'io ho 58 anni , un'età in cui sono ancora relativamente giovane per pensare di godermi la vita, con i suoi alti e bassi, per ancora parecchio tempo, ma un'età in cui ritengo di essere abbastanza saggio per poter tracciare dei bilanci di medio termine perchè in fondo ho ancora tanta strada da percorrere ma la discesa è iniziata, da poco ma è iniziata.

Il mio bilancio di medio termine, con tutti i suoi alti e bassi e i drammi e le euforie che ho vissuto è positivo: ho trovato l'equilibrio che volevo, tardi, ma l'ho trovato e sono felice, molto.

A 30-40 anni o giù di lì, l'età della massima energia, col senno di poi, avrei avuto bisogno di uno come me oggi, che mi prendesse per le palle e mi facesse riflettere, litigando e prendendomi a calci, sull'importanza di tutto il contesto, per vivere una vita di successi a 360°, non solo il contesto professionale.

Perchè a quell'età si è un pò stupidi: si pensa di avere tanto tempo, si pensa di poter recuperare, mentre i figli crescono, si rischia di essere concentrati esclusivamente sull'azienda, è una cosa giusta essere concentrati sull'azienda, è una cosa sana, se si riesce ad avere il tempo per il resto, perchè altrimenti le probabilità di trovarsi alla mia età attuale in crisi esistenziale, soli come una merda secca o pieni di conflitti esistenziali, conti pagati agli psicologi o ai terapisti di coppia è estremamente elevato.

Il vero successo è lavorare per far diventare la ditta autonoma

Non autonoma da me, ci mancherebbe, io devo e voglio essere sul ponte di comando e voglio essere presente, ci mancherebbe, ma la domanda che devo farmi e a cui devo dare una risposta è questa:

Se io manco un mese, o due mesi, l'azienda fallisce?

Ecco, se la risposta è si, stiamo fallendo come imprenditori o quanto meno non stiamo dedicando la giusta attenzione alle vere cose importanti della nostra vita: quelle per cui vale la pena fare tutti i sacrifici che stiamo facendo.

Uno dei traguardi su cui lavorare di più è proprio quello di lavorare con le nostre persone, prendi un consulente, se un allenatore come me meglio, e lavora su questo: il tempo dedicato alle tue persone per farle crescere e per aiutarle a toglierti dei pezzi di lavoro è la vera ricetta di una tappa del successo.

Ne sono sempre più convinto: chi lavora con me lo sa, io metto in campo tutte le competenze tecniche che ho nell'ambito del marketing, vendite, comunicazione e organizzazione per aiutare le imprese, ma se l'imprenditore con cui mi relaziono non trova il tempo, per lavorare su se stesso e sull'obiettivo di riuscire a regalarsi del tempo per se stesso e per la sua famiglia so che fallirò, so che il mio contributo come allenatore non raggiungerà il risultato completo.

Perchè, Amico Imprenditore o Imprenditrice che mi stai leggendo e che ti stai ritrovando in questa scena, vorrei che comprendessi perchè io insisto e ti propino le discussioni che facciamo con grande frequenza su questi temi: io ho trascurato queste cose, quando avevo la tua età, e ho rischiato di farmi molto ma molto male e tanti risultati che avevo raggiunto e che definivo "successo" sono crollati, perchè mancava un pilastro fondamentale della costruzione: io e le persone che mi volevano bene e a cui ne volevo io.

Sono però un ragazzo estremamente fortunato: ho avuto una nuova opportunità superati di poco i 50 anni, ma questo ha significato ricominciare tutto da capo, avendo buttato via tanti anni e tanto fegato e tutto il successo che pensavo di aver costruito.

È questo il motivo per cui con gli Imprenditori che si affidano a me nei percorsi di allenamento su questo punto sono invasivo e determinato, a costo di litigare: non sono uno psicologo, sono un sopravvissuto.

Il successo non esiste, esiste vivere bene per costruire una vita degna di essere ricordata da chi è stato con noi, quando alla fine, tutto sarà accaduto!

Il mantra di questo post è: il successononesisteesistelavitadaviveretuttiigiorni

Per oggi è tutto

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