1° maggio al tempo del corona virus

Il 1° maggio è l'unica festa che sento mia, che sento di festeggiare.

Faccio l'imprenditore da oltre 30 anni e i diritti dei lavoratori sono sempre stati per me fondamentali, perché ho fatto l'operaio e non sono nato "padrone" e so benissimo che sono le persone che lavorano con me che fanno la differenza.

Per me il 1° maggio è sempre stata la festa del lavoro.

Perché avere un lavoro è la cosa più importante, certo: la salute, la famiglia sono fondamentali ma se in un famiglia non c'è il lavoro le cose non vanno per niente bene, l'amore non basta a pagare le bollette.

Anche la salute, senza lavoro, non dura molto.

Avere un lavoro, regolare, correttamente pagato, significa poter tenere alta la dignità personale, non averlo può farci sprofondare nella disperazione più nera.

In queste settimane il corona virus ha reso reale, per molti di noi, la possibilità di perdere il lavoro.

In queste settimane in cui il mantra #andratuttobene era recitato da tante persone per le quali #andràtuttobeneuncazzo ancora di più è cresciuta in me la consapevolezza del senso di questa festa.

Da oggi in poi il 1° maggio non è più la festa del lavoro ma diventa la festa del RITORNO al lavoro.

Mi auguro e auguro a tutti noi di poter ritornare molto presto al lavoro, perché solo lavorando possiamo toglierci dai guai.

Auguro un buon 1° maggio di RITORNO al lavoro per tutti noi.

Il mantra di questo post è:torniamoalavoraretorniamoalavorare

Per oggi è tutto

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