Che senso ha festeggiare il 1° maggio?

Che senso ha festeggiare il 1° maggio?

Se fossimo su un video de "Il milanese imbruttito" e facessimo la domanda:"Da dove nasce la festa del 1° maggio?" che risposte avremmo secondo te? Guarda qui il canale you tube de il milanese imbruttito, per farti due risate, ma anche per riflettere sul nostro livello culturale

Non oso pensarlo. Ad ogni modo qui ti propongo un video che ci racconta perché la festa dei lavoratori ci riporta al primo maggio. Il primo maggio 1886, era un sabato ... guarda il video che racconta la storia

8+8+8

Otto ore di lavoro, otto di svago, otto per dormire, l'idea partì dall'Australia nel 1855 per propagarsi in tutto il mondo, ecco il motivo per cui oggi, probabilmente, stai leggendo questo post comodamente seduto da qualche parte e non dentro il cunicolo di una miniera su turni di diciotto ore h24.

La festa del 1° maggio ha ancora senso? Me lo chiedevo quando da operaio ero "dall'altra parte della barricata" e me lo chiedo oggi da imprenditore e libero professionista.

Il 1° maggio ha senso più che mai, oggi

Ha senso perché viviamo in un mondo senza rispetto. Dobbiamo ritrovare il rispetto.

Spesso non c'è rispetto da parte dei lavoratori, per il loro posto di lavoro e per l'azienda in cui lavorano. Tanti non comprendono l'importanza di avere un lavoro e di riuscire a tenerselo, non comprendono le logiche su cui si basa, oggi, un impresa. Ma soprattutto non comprendono che il mondo è cambiato così velocemente che anche il lavoro è cambiato e deve continuamente cambiare. Grazie al mio lavoro, vedo e parlo con migliaia di persone durante l'anno e, credimi, a volte vedo dei lavoratori che sono convinti che il lavoro debba essere di tipo "statale" della serie: ho sempre fatto così, mi hai assunto per fare i fax e ora mi vuoi cambiare mansione, sei pazzo, e altre castronerie simili.

Spesso non c'è rispetto degli imprenditori per i loro lavoratori e per la loro dignità. Contratti assurdi, paghe misere, precariato a vita, imprenditori pirati che speculano e lucrano sulla pelle di persone che hanno bisogno di lavorare. In un mondo dove la domanda è molto più bassa dell'offerta, diventa facile, troppo facile, comportarsi come dei bastardi. Oggi, più che mai, purtroppo, noi imprenditori abbiamo la possibilità di essere legalmente dei bastardi, questo non è bello, per niente.

Oggi la lotta di classe non ha più senso

Io l'ho fatta, la lotta di classe, non quella dura e mortale raccontata nel filmato ma i grandi scioperi di fine anni 70 e inizio anni 80, io c'ero e avevano un senso: da una parte i lavoratori, dall'altra i padroni.

Ci fu un episodio però, che vissi in prima persona, il 14 ottobre del 1980, che mi fece capire che questa divisione, queste barricate non avevano più molto senso: parlo della marcia dei 40.000, clicca qui per leggere di cosa parlo, in cui le relazioni tra lavoratori e imprenditori iniziarono a cambiare. La storia iniziò a cambiare in quel periodo, le distanze tra lavoratori e imprenditori iniziarono ad accorciarsi.

Allora era un primo inizio, oggi è una realtà dietro alla quale non possiamo nasconderci: quando si parla di p.m.i., lavoratori e imprenditori sono dalla stessa parte, sono sulla stessa barca, indiscutibilmente.

Il 98-99% delle aziende italiane sono p.m.i., dove l'imprenditore è a diretto contatto con i suoi dipendenti, non siamo una famiglia, perché abbiamo ruoli diversi, ma siamo sulla stessa barca e l'azienda permette di mangiare sia a me e alla mia famiglia che ai collaboratori e alle loro famiglie.

Se mi leggi e mi segui, al 99% sei un imprenditore o un collaboratore di una p.m.i.

In queste aziende, il sindacato, la lotta di classe, così come l'abbiamo conosciuta e che, all'epoca è stata giusta e corretta, non ha senso, nessun senso.

Ma cos'ha senso?

Il rispetto: della dignità delle persone e del valore del lavoro.

Indipendentemente dal fatto che siano lavoratori dipendenti o lavoratori imprenditori.

Sempre lavoratori siamo: imprenditori e collaboratori, siamo lavoratori.

Io non credo che tutti debbano guadagnare le stesse cifre e non credo nemmeno che i "dipendenti", mi piace chiamarli "collaboratori" debbano ammazzarsi non stop per l'azienda solo perché l'azienda gli offre un lavoro.

Ognuno ha il suo ruolo, e io non posso pretendere che chi lavora con me debba per forza avere le mie motivazioni.

Così come però, nessuno può pretendere di crescere in azienda, avere avanzamenti di carriera o incentivi, che non siano quelli previsti dal contratto nazionale, se non dimostra passione, coinvolgimento e voglia di dare un contributo fattivo allo sviluppo e benessere dell'azienda.

Persone straordinarie, portano risultati straordinari. Conosco tante aziende, con cui lavoro, che hanno persone straordinarie e stanno ottenendo risultati straordinari e tutte, nessuna esclusa, hanno una grande caratteristica:

La cura e l'attenzione per le persone, tutte le persone.

Non significa che non si debba mai litigare e nemmeno che ogni tanto non si debba ribaltare il tavolo, succede, siamo persone emotive, tutti, non stupidi androidi decerebrati, almeno spero.

Succede di avere vedute diverse, anche importanti, ma se alla base c'è il rispetto e la consapevolezza che si sta lavorando insieme, fianco a fianco, si va avanti a costruire per garantire futuro all'azienda, che a sua volta lo garantirà a tutti.

Rispetto

In una scala da uno a cinque, dove uno significa che facciamo schifo e cinque che siamo dei figaccioni "of the madon", che voto daremmo alla voce rispetto? Che voto darebbe chi lavora con noi?

Questa è la parola chiave, secondo me, su cui lavorare, su cui costruire.

Ma i sindacati?

Rispetto: i sindacati, così come la nostra classe politica sono figli dei tempi in cui viviamo, non hanno rispetto, oggi, per le persone che rappresentano.

Sono figli nostri: del nostro modo di vivere e di vedere le cose, ricordiamocelo sempre, non sono entità astratte capitate lassù a caso, ce li abbiamo messi noi. Amen.

Non hanno rispetto perché, anche loro, sono incompetenti, fuori dal mondo, pieni di cose teoriche in testa che non sono realizzabili nella realtà. Fermi alla rivoluzione industriale.

Non so per quale strano processo mentale o opportunistico, le persone, non appena conquistano posizioni di potere politico si trasformano geneticamente, trasformandosi da persone serie in buffoni menefreghisti e incompetenti.

Non voglio generalizzare, non sono tutti così, ma osserviamo: manca il rispetto, anche per se stessi, perché diversamente sarebbero più preparati e più vicini alla vita reale.

Anche i sindacati devono ritrovare il rispetto, per se stessi, per gli imprenditori che hanno come controparte e per i lavoratori, se vogliono ancora rappresentarli.

La partita si gioca tutta qui, non con le manifestazioni di piazza di sindacati anacronistici lontani dalla realtà operativa delle aziende. Sindacalisti burocrati che non sanno cosa significa lavorare in un'azienda in un mercato liquido e mutevole costantemente.

Voglio chiarire il mio pensiero: io sono stato rappresentante sindacale, in un'altra vita, e penso che il sindacato sia una cosa non giusta, di più, sacrosanta, ma deve confrontarsi con le logiche del mondo attuale e trovare il modo di essere una controparte autorevole, oggi non è così.

Mi ripeto, rispetto: è la parola chiave, quella su cui, secondo me, si deve costruire.

8 ore di lavoro, 8 di svago, 8 di riposo, per me è più che mai attuale: non serve ammazzarci e ammazzare le nostre persone con 14 ore di lavoro al giorno, pretendendo che siano sempre tutti pronti ad immolarsi per cause che non condividono e che sono solo nostre.

Anche noi imprenditori, dobbiamo uscire da questo concetto antico in cui dobbiamo immolarci. Il tempo per noi e per riposarci: dobbiamo avere la forza e la capacità di ritrovarlo, altrimenti, che senso ha fare impresa? Che lucidità possiamo avere se siamo rincoglioniti e sommersi dagli eventi che noi stessi contribuiamo a causare?

Torniamo al concetto antico, per cui sono nati i sindacati, declinato in chiave moderna, potrebbe essere una soluzione su cui lavorare? Secondo me si.

Non è il numero di ore che passiamo al lavoro che ci rende produttivi, ma la qualità di queste ore. Lavoriamo su questo, soprattutto noi imprenditori.

Si, festeggiare il 1° maggio ha senso. Buon 1° maggio a tutti noi.

Il mantra di questo post è: buonprimomaggioatuttinoi

Per oggi è tutto


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