Come scegliersi un socio

Come scegliersi un socio

Già, può sembrare una cosa banale, ma non lo è per niente.

Io faccio impresa da oltre trent'anni e ho avuto tante società e tanti soci, qualcuno giusto, altri sbagliati.

A volte il socio sbagliato sono stato io.

Non ho la pretesa di voler aver ragione però, l'esperienza mi permette di suggerire alcune cose da verificare prima di andare dal notaio e fare società con qualcuno.

Perché, ricordiamoci che, a volte, è molto più costoso e doloroso separarsi da un socio che da un coniuge e quindi, attenzione ad alcuni punti che ti racconto qui sotto.

L'età

L'età è fondamentale, se c'è troppa differenza, quando si parte con una società nuova, si rischia molto.

Ti dico questo perché mi sono trovato, all'inizio della mia carriera imprenditoriale ad avere l'età più giovane: io avevo 25 anni, i miei soci 40, non ha funzionato.

Più recentemente in un'altra società tra me e il mio socio c'erano diversi anni di differenza, questa volta ero io il "diversamente giovane", anche in questo caso non ha funzionato.

Se fai partire una società con soci di differenti età, può succedere che con il tempo cambino gli obiettivi di vita, cambia l'energia che ci si mette e cambiano le aspettative. Quello che era fantastico quando siete partiti diventa un problema dopo dieci anni, non per cattiveria o per cose strane. Semplicemente perché non si è allineati fisicamente e mentalmente.

Se esiste una differenza d'età importante i momenti di verifica e confronto sugli obiettivi personali comuni devono essere più serrati e frequenti nel tempo.

L'impegno in azienda

Tutti i soci devono lavorare in azienda, soprattutto quando l'azienda è all'inizio chi è socio deve lavorarci dentro, a tempo pieno, non può essere distratto da altre cose.

Se uno dei due soci (o più, se l'azienda ha più soci) ha il suo sostentamento da altre fonti, non ci metterà l'anima e non ci metterà il cuore, ma soprattutto non ci metterà il culo.

Le mani nel guano e il rischio dev'essere suddiviso tra tutti i soci.

Potresti obiettarmi: ma uno è un socio finanziatore.

Un socio finanziatore è uno che ci mette tanti soldi, questo dev'essere chiaro, ma proprio tanti.

Un socio finanziatore mi va bene che non lavori in azienda, fa il socio, ci mette tanti soldi e allora può anche non lavorare in azienda.

Quanti soldi? Quelli che servono per far partire l'azienda, pagare gli stipendi e garantire un minimo di serenità a chi ci lavora dentro per qualche anno.

Questo è quello che io definisco un socio finanziatore: uno che mette il denaro a cui bisogna garantire il risultato in un periodo medio lungo di tempo. Chi non fa così non è un socio finanziatore ma solo uno che se andranno bene le cose ne beneficerà. Non è corretto per chi ci lavora dentro sputando sangue e fegato tutti i giorni.

Ruoli chiari

Siamo soci, magari al 50% ma i nostri ruoli devono essere chiari: cosa faccio io e cosa fai tu.

Dobbiamo essere autonomi e indipendenti nei nostri ruoli ma dobbiamo interfacciarci continuamente con reportistiche e riunioni per confrontarci sui risultati e non sulle chiacchiere.

Tante società falliscono perché ognuno mette il becco nelle competenze dell'altro. Non si deve fare, soprattutto se ci sono dei dipendenti, che si troverebbero sballottati dagli umori o dalla convenienza di uno o l'altro dei soci.

Non c'è niente di più penoso e triste di un socio che parla male dell'altro ai dipendenti interferendo nel ruolo e nel lavoro dell'altro. E' l'inizio della fine, sempre.

Questo punto ha molto a che fare con l'etica, personale e professionale.

Se non sei il CFO pretendi di vedere i conti, se sei il CFO falli vedere

Chi ha in mano la parte finanziaria dell'azienda ha in mano l'azienda. E' un fatto.

Ci dev'essere una trasparenza totale sui conti, non ci dev'essere finanza creativa e soprattutto ci dev'essere uno scambio continuo d'informazioni. Perché la fiducia va bene ma la trasparenza sui conti non ha nulla a che vedere con la fiducia e se faccio il prestigiatore con il denaro come posso pensare che tu ti fiderai di me a lungo?

Troppo spesso chi ha i conti pensa di non essere tenuto a dare conto del suo operato e chi non li ha non se ne occupa in modo adeguato, questa leggerezza diventa tragica nei momenti di difficoltà e può portare allo sfascio dell'azienda.

Confrontati, confrontati, confrontati

Ricorda che quando si parte per una nuova avventura si è entusiasti, ma l'entusiasmo, per poter essere mantenuto, necessita di verifiche costanti.

Non derogare su incontri periodici con i tuoi soci di confronto non solo sui risultati ma sugli obiettivi, anche personali.

A me è successo di sottovalutare questo aspetto, non parlare quando avrei dovuto e voluto e procrastinare nel tempo il confronto: è deleterio farlo perché il confronto, anche se accesso, è sano.

Il confronto permette di prendere decisioni prima che sia troppo tardi, permette di riallineare gli scopi, permette di fare i correttivi.

Come in una coppia sposata: se non ci si parla più le cose stanno andando maledettamente male.

Remunera i soci

Se l'azienda va bene i soci vanno remunerati, anche quelli con quote di minoranza.

In una società comanda chi ha la maggioranza, è palese, ma spesso ci sono soci di minoranza che hanno quote minime, uno, due, cinque per cento.

Questi soci, generalmente hanno ottenuto queste quote per riconoscenza, come premio alla loro fedeltà, come incentivo ricevuto sui risultati.

Sono soci di minoranza ma non sono soci minorati. Fai in modo di remunerare le loro quote, dividi gli utili se ci sono perché un socio, anche se di minoranza, misura il suo senso di appartenenza anche da piccoli segnali, magari non significativi dal punto di vista economico.

Sii trasparente con tutti, anche con i più piccoli.

Non permetterti mai di prendere decisioni sull'uso del denaro aziendale a tuo favore senza confrontarti con i soci, anche quelli di minoranza.

Per fare un esempio concreto: in una società in cui ero socio di minoranza, tempo fa, il socio di maggioranza si è aumentato l'emolumento senza comunicarlo agli altri soci, perché ha deciso che era giusto così, perché se lo meritava, perché era il più grosso. Ecco, questo fatto, scoperto in sede di bilancio successivo, è stato la fine del rapporto di fiducia.

L'arroganza e la supponenza o semplicemente il disinteresse, a volte inconsapevole, nel mantenere relazioni di fiducia portano a questi scivoloni.

Sono i piccoli particolari e le piccole attenzioni che fanno le grandi differenze.

Morale

La società ideale è quella fatta in un numero dispari di soci, inferiore a tre.

Soprattutto ultimamente me lo sono detto più volte, ma non ci credo veramente.

Non ci credo veramente perché avere dei soci ti permette di fare cose che da solo non saresti in grado di fare, amplifica le opportunità spesso in modo esponenziale.

Penso che avere dei soci sia bello, perché puoi condividere gioie e dolori, insieme. Però ricordati, se non ci sono accordi chiari e motivazioni comuni, costantemente ridiscusse e messe sul piatto, quando i dolori arriveranno, perché arrivano sempre, saranno guai, seri.

Il mantra di questo post è: sociapiccoledosimonitorati

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