Gli imprenditori? Sono dei bastardi sfruttatori

Gli imprenditori? Sono dei bastardi sfruttatori, è questo quello che sembra emergere dalla polemica scatenata nei giorni scorsi sull'annuncio di lavoro di un'azienda torinese, uno degli articoli lo puoi leggere qui:  articolo del fatto quotidiano

Mi sembra che ogni tanto si esageri per creare il caso giornalistico e alimentare battaglie e polemiche inutili e fuorvianti. In questo annuncio è evidente che c'è un errore: manca la parola stage, anche perché, nessun contratto a tempo pieno, che mi risulti, è remunerato con 600 euro al mese, prima di scrivere l'articolo, forse, sarebbe stato sufficiente chiamare l'azienda e chiedere conferma dell'errore che viene spiegato dall'imprenditore in questo articolo successivo a quello scritto per creare il caso. L'articolo di cui parlo lo puoi leggere qui: articolo con precisazioni dell'imprenditore

Anche noi usiamo gli stage e tutti gli stage sono fatti in questo modo, fino a pochi anni fa erano addirittura gratuiti ora, se non erro il rimborso minimo è di 300 euro, noi ne paghiamo 500. Vengo al punto: perchè se io, imprenditore, ho la possibilità di scegliere tra persone con competenze anche importanti non lo devo fare anche quando devo attivare uno stage? Gli stage, come li prevediamo in azienda da noi, e come mi sembra di leggere li prevede questa impresa, sono finalizzati all'inserimento delle persone in azienda con contratti a tempo indeterminato.

Certo, ci sono tante imprese che usano gli stage in modo malsano e truffaldino ma tante invece sono corrette. Lo stage è uno strumento utile per entrare nel mondo del lavoro, se io fossi senza lavoro, giovane e avessi l'opportunità di entrare nel mondo del lavoro accetterei senza esitazione. Se avessi l'opportunità di andare all'estero per fare esperienza lo farei senza esitazione, indipendentemente dalla retribuzione.

E' finito il tempo in cui il lavoro era a due isolati da casa e si tornava a casa per pranzo a mangiare la pastasciutta di mammà, dobbiamo, tutti, rendercene conto: il lavoro si prende dove c'è e se non c'è vicino a casa mia mi sposto, l'alternativa? Stare senza lavoro. Punto.

E' duro? No, è realista e lo scrivo senza nessuna vena polemica ma con l'esperienza di chi, come me, per potersi reinventare, il lavoro se lo è trovato a 1.500 km da casa e passa 4 giorni su sette fuori casa per lavorare e creare lavoro, che molto spesso pubblica annunci di selezione per aziende clienti dove, spesso, le persone non accettano perché ... è lontano da casa, bisogna fare i turni e tante altre amenità simili che a raccontarle sembrerebbe incredibile.

Le competenze richieste in questo annuncio sono evidentemente da junior, oggi è normale che uno studente da poco laureato abbia conoscenze di due lingue e possa aver fatto l'erasmus ce ne sono tanti, perché devo scegliere un livello più basso quando ho l'opportunità di scegliere queste figure? E' la legge della domanda e dell'offerta. In questo annuncio non è richiesta la capacità di progettare una navetta spaziale che ci porti su marte in due ore e ci faccia un buon caffè, non è richiesta nessuna competenza tecnica particolare, ripeto, è chiaro che si tratta di uno stage. Aggiungo anche che ci sono professioni dove sono previsti periodi di praticantato lunghissimi senza nessuna retribuzione e sembra a tutti normale, chi, come me, è stato dipendente e ora è imprenditore sa che per inserire persone valide è necessario usare tutti i pochi strumenti che questo stato ci fornisce, per selezionare le persone più idonee a lavorare con noi.

Lo stage è uno di questi strumenti perché in sei mesi lo stagista, se seguito, può ambire a entrare in azienda a pieno titolo e sei mesi sono un periodo sufficientemente lungo, anche se brevissimo, per capire se la persona fa per noi e, lato stagista, se l'azienda fa per noi. Poi, ovviamente l'etica e la correttezza, di ambedue le parti, imprenditore e lavoratore, sono l'altro strumento indispensabile per lavorare insieme.

So che tanti, leggendo questo articolo non saranno d'accordo, mi spiace, ma è il mio punto di vista e onestamente, non pretendo di essere compreso, ma mi piacerebbe che, ogni tanto, qualcuno provasse a mettersi dalla parte degli imprenditori che non sono tutti ladri e truffatori e nemmeno magnati miggggliardari che viaggiano in elicottero e fanno party stellari sulle loro ferrari fiammanti. La maggior parte degli imprenditori sono persone normali che lavorano duramente, tutti i giorni, per garantire sostentamento a loro stessi alle proprie famiglie e ai loro dipendenti, in una giungla in cui, per fare impresa devi avere un cuore enorme ed essere laureato in resilienza cintura nera quindicesimo dan.

Ecco, ogni tanto, sui media, mi piacerebbe leggere le storie di questi imprenditori che, contro tutto e contro tutti, vanno avanti, semplicemente. Nonostante tutto ... buona festa della repubblica. Amen.

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