La velocità, ci frega, sempre.

La velocità, è quella che ci frega, sempre.

Ieri, con un amico, stavamo dibattendo di una terza persona, lui mi dice:" Non ci voglio entrare e non voglio spingere te, o xyz a lavorare insieme. Ce lo siamo detti altre volte. Le vostre velocità sono diverse, probabilmente anche gli obiettivi"

Velocità diverse e obiettivi diversi questo è il busillis su cui riflettere.

Il mio saggio amico ha ragione, velocità diverse e obiettivi diversi non possono incontrarsi, ma solo creare confusione, conflitti e insoddisfazione da tutte le parti.

Qual'è la velocità giusta? Sono giunto alla conclusione che non c'è una velocità giusta. E' inutile attendersi che le persone abbiano la mia velocità e i miei obiettivi, ammesso che io sia veloce.

La velocità giusta è quella che ti fa star bene, che ti fa sentire soddisfatto di quello che stai facendo. Certo, se così non è forse sarebbe meglio che tu rivedessi il tuo concetto di velocità.

Io non ho e non voglio aver ragione ma ritengo che di vita ne abbiamo una e vada vissuta pienamente secondo quello che, nei limiti del possibile, vogliamo.

Io penso che vado a 1000 all'ora con il rischio ogni tanto di schiantarmi ma che comunque tempo per me lo trovo, per fare le cose che mi piacciono lo trovo, riesco a stare con le persone a cui tengo anche se in modo a volte rocambolesco.

Allora cosa devo cambiare? La risposta è: devo smetterla di cercare di far cambiare gli altri.

Questo si, mi sono accorto che, negli ultimi anni,  è stato uno dei miei più grandi e frequenti errori: "Cerca di essere più veloce, cerca di darti da fare di più, perchè stai lì tutto il giorno, muoviti" e tante altre cose simili, propinate a chi non concepisce certi ritmi, a chi pensa che tu sei stordito o esagerato.

Ma scusa, se a te va bene così, che diritto ho io nel cercare di cambiarti? Hai ragione tu. Ora l'ho capito.

Questo modo di vedere le cose, se da una parte, da oggi in poi, mi farà stare in pace con me stesso e magari mi renderà un pochino più simpatico agli altri , dall'altra non mi aiuta.

Perchè? Perchè intorno a me, nella mia professione, nei miei progetti ho necessità di persone che abbiano i miei stessi tempi e ritmi altrimenti non ce la si può fare, sono troppe le cose da fare, i fronti in cui essere reattivi, le cose da gestire.

E quindi, se non ho ancora trovato le persone adatte a me? Il problema evidentemente sono io.

L'unica soluzione è continuare a cercare. La qualità viene fuori dalla quantità dice una legge del mktg e quindi chiacchierando, incontrando, dibattendo, incontro tutti i giorni persone più o meno veloci, più o meno attive secondo i loro standard che non cercherò più di cambiare. Dovrò trovare chi è affine a me, in termini di velocità di esecuzione e reazione.

Forse ne  troverò qualcuna con cui fare un pezzo di strada durante la quale non serve spingerla? Direi di si, è solo una questione di tempo e di perseveranza, di non abbattersi, di continuare a proporsi senza scendere a compromessi con gli standard che per te vanno bene, senza obbligare gli altri a credere che debba essere fatto così.

Sono giunto alla conclusione che, nonostante tutti gli sforzi che possiamo fare, non si possono far cambiare le altre persone.

Le persone cambiano in modo autonomo se e quando vogliono farlo. Se non hai ancora trovato persone adatte a te, continua a cercare, non accontentarti del meno peggio, ne soffriresti tu oltre che far soffrire loro.

Il mantra di questo post è: fastandfuriousfastandfurious Per oggi è tutto.

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Commenti

  1. Mauro, sono d’accordo su quanto scrivi. Il mondo “là fuori”, corre davvero velocemente, chi vuole restare in serie A deve sgambettare meglio e più in fretta degli altri, non si può restare in panchina, sperando di vincere la partita. Un buon allenatore sa che per arrivare al risultato, deve chiamare tutti i suoi uomini all’impegno massimo e deve far sì che tutta la squadra dia il massimo, sia individualmente sia come membro del gruppo. Un buon allenatore investe sui suoi uomini ma pretende che seguano i tempi stabiliti, le regole del gioco e le strategie che ritiene possano portare la vittoria, non il semplice piazzamento. La fretta non è buona maestra, a volte, può farci schiantare, come dici tu, ma se sappiamo correre quando questo è richiesto e sappiamo fermarci quando non serve correre (molte cose che ci fanno stare bene, richiedono tempi più dilatati), se sappiamo trovare un giusto equilibrio e se riusciamo a capire qual è la “nostra” giusta velocità (e noi lo sappiamo, qual è!), siamo in grado di evitare di farci travolgere dal tempo che incalza. Certo, qualche volta, è necessario rimodulare un po’, rivedere alcune cose, eliminarne delle altre, ma è giusto trovare il proprio, personale, unico tempo di vita. E nel lavoro, come nella vita privata, le persone e i collaboratori si scelgono, non sono mica parenti, ed è giusto che i tempi di ognuno siano “compatibili”, se non perfettamente uguali, con quelli definiti dagli standard che vogliamo. Se questi sono alti, eccellenti, diventa più difficile trovare le persone giuste. Ma è un rischio che deve essere corso. Buona serata, Mauro.

  2. Cercare di far andare gli altri alla propria velocità è davvero un’utopia,le persone non cambiano, magari riesci a farle andare alla tua velocità per un pò ma poi tornano ad essere quelle che sono, è inevitabile!
    Molto più facile e meno stressante è tenere gli occhi ben aperti e saltare al volo su un treno che va alla tua stessa velocità oppure lasciare le porte aperte affinchè qualcuno salga sul tuo di treno!

  3. Grazie del commento Caterina, anche se non penso che sia vero che le persone non cambiano, dipende molto dall’ambiente in cui si trovano e dalle motivazioni che hanno per farlo. Mi trovi però pienamente d’accordo sulla seconda parte del tuo commento … proprio per questo il nostro treno è senza porte e ha addirittura delle corde che penzolano fuori dalle carrozze per potercisi aggrappare e fare meno fatica a salire. Io e Demetrio siamo costantemente affacciati per vedere se qualcuno ha bisogno di una mano per salire, qualcuno sta cercando di farcela, qualcuno è caduto, qualcuno ce lo siamo lasciati scappare, qualcuno … arriverà.
    Yhaaaa uhhhhh, yha yha yhaaaaa uhhhhhhhhhhh
    🙂

  4. Sono d’accordo sul fatto che l’ambiente in cui ci si trova e le motivazioni che si hanno possano condizionare la “velocità” e la reattività di una persona…credo però che possano condizionarla solo in peggio.
    Mi spiego meglio…se una persona è condizionata da situazioni sfavorevoli e non è spinta da motivazioni forti allora può rallentare, vero, ma si rialza solo se nella sua indole c’è quella velocità che per un pò è stata frenata! Non è vero però il contrario. Se sei nato “bradipo” secondo me puoi vivere e lavorare nelle migliori delle condizioni possibili,ma non sarai mai in grado di trasformarle in motivazioni vere, non sarai mai in grado di saltare al volo su quel treno perchè probabilmente non sarai nemmeno in grado di vederlo passare!

  5. Bella Caterina. Sono d’accordo infatti i bradipi stanno in Australia a mangiare foglie di eucalipto … e noi stiamo qui.
    Occhi aperti e ti auguro di essere già o di trovare il tuo treno perchè mi sa che … tu non sei mica un bradipo 🙂

  6. Ciao a tutti, mi presento: sono Giuseppe Piovano, e ho avuto la fortuna di conoscere Mauro alcuni anni fa. Direi che questo post cade giusto a pennello sulle mie riflessioni di questi giorni: io ho questa idea, bradipi e giaguari hanno entrambi un senso di esistere, non fosse per il fatto che se non esistesse la lentezza del bradipo il giaguaro non saprebbe di essere veloce. Ma al di là di questo; credo che tutto questo abbia molto a che fare con il concetto di interdipendenza. Non credo che ci possa essere Vera interdipendenza se prima non si è raggiunta l’indipendenza. e allora, forse, non è questione di velocità ma del grado di indipendenza delle persone che compongono la squadra. “Mi unisco a qualcuno non per bisogno ma perchè so che con quell’altro arrivo prima o meglio al mio obiettivo”.

  7. Grande Pino, hai ragione.
    Da soli si va veloce, insieme si va lontano … è l’essenza del gruppo integrata con il tuo commento che condivido in pieno. Grazie per il tuo contributo, un grande abbraccio e … la prossima settimana se ci sei mi autoinvito per un caffè 🙂

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