Il grande problema che abbiamo noi marketer è che ci danniamo, lavoriamo, studiamo, pensiamo e proponiamo sempre le cose che piacciono a noi, spesso senza pensare cosa possa piacere al nostro target.
Questa promo, questo articolo, questo gadget, questa iniziativa, a me piacciono un sacco, non capisco perché non dovrebbero piacere agli utenti.
Noi marketers siamo, spesso, autoreferenziali, vanitosi, spocchiosi e presuntuosi. Questa è la realtà.
La verità però, come scrive David Scott è che:"I nostri prodotti non interessano a nessuno, tranne che a noi".
Avere la consapevolezza di questa verità ci può davvero permettere di fare il salto di qualità, diventando più umili e attenti, ascoltando di più e cercando di capire cosa vuole il nostro pubblico perché, davvero, non conta cosa pensiamo noi, ma conta cosa pensa il nostro pubblico, di noi e dei nostri prodotti e servizi.
La verità è che nessuno legge la pubblicità. Le persone leggono ciò che interessa loro, qualche volta si tratta di un annuncio pubblicitario. -H.L.Gossage-.
Questo assioma, aggiunto al fatto che al pubblico noi non interessiamo, ci apre interessanti e stimolanti prospettive: le aziende e le loro persone, devono raccontare storie, non prodotti.
Storie in cui gli utenti possano identificarsi, storie credibili, storie che attirino e che siano interessanti o utili o divertenti o avventurose o tutte quante messe insieme.
Storie in cui il valore della marca traspare, storie che inducano gli utenti a incuriosirsi avvicinandosi al prodotto o servizio che proponi.
Questo è vero nel marketing tradizionale ma è ancora più vero nel web marketing.
Quali sono le storie, vere, che racconti al tuo pubblico? Quali sono le opportunità che loro avranno nell'avere a che fare con te? Ma soprattutto, che genere di vantaggio avranno nel fare affari con te?
Ne parlerò il 19 giugno a Milano, all'Hotel Glam insieme a Valerio Tagliacarne e a Gli Autogol, clicca qui per vedere il programma della giornataIl mantra di questo post è: storiebellestorieutilistoriedivertentistorie