Passaggio generazionale, le parole chiave.

Passaggio generazionale, le parole chiave

Arroganza:

E' prima parola chiave con cui ti imbatti quando alleni le persone per un passaggio generazionale. Arroganza dei junior che pensano di sapere tutto, solo perché magari hanno studiato un pò di più dei senior e si permettono atteggiamenti che a nessun dipendente, in nessuna azienda sarebbero permessi. Arroganza perché non si rendono conto di non aver dovuto faticare per avere un posto di lavoro, non comprendono che non meritano nulla per diritto divino e essere dei privilegiati, rispetto a tanti coetanei in giro a cercare lavoro senza trovarlo, è un privilegio per cui ringraziare la buena suerte, non per fare i bimbetti capricciosi. Arroganza dei senior che si comportano come se avessero a che fare con dei bambini idioti che non capiscono nulla. Arroganza perché non ammettono che questi ragazzi siano cresciuti, siano senzienti, possano avere idee migliori delle loro. Arroganza perché "Devono stare al loro posto", "Lo so io cosa serve", "Taci che non capisci", "Con tutto quello che ho fatto per te"

Amore:

E' la seconda parola chiave Amore che urla da tutte le parti. A volte in modo conflittuale, si riaprono le crisi adolescenziali. I genitori, una volta dei miti, ora sono delle montagne troppo alte da scalare, l'amore si manifesta con l'esigenza di essere accettati, compresi, con la voglia di affermare la propria indipendenza per dimostrare a tutto il mondo di esistere, amore conflittuale per un'autonomia voluta è urlata, in realtà richiesta con voglia di benevolenza e non di guerra. Amore per questi figli che sono cresciuti, ieri ti giravano intorno gattonando, ti giri un attimo e non li riconosci più, adulti, forti ma con tanto bisogno di sostegno, e non sai come parlarci, ti struggi, tra una bestemmia, un urlo, una litigata, un silenzio assordante in cui anche guardarsi fa male. E tua moglie o tuo marito che ti guardano come un marziano, coalizzandosi ora con l'uno ora con l'altro e tu in mezzo, abituato a gestire problemi con le banche, con i fornitori, con i clienti, con i dipendenti, con lo stato e ora ti senti un incapace perché la cosa che più vorresti al mondo, non solo non riesci a farla, ma devi anche litigare da mane a sera, ti senti assediato, in un fortino senza alleati. Con l'azienda seduta a tavola a casa o la famiglia seduta in azienda, una confusione che ti fa venire l'ulcera, la psoriasi e la forfora quella cattiva. Amore: per l'azienda che ha permesso e sta permettendo a tutti di mangiare ed è il figlio più anziano e per i figli naturali che non riconoscono il fratello che ha badato a tutti e ora ha bisogno di aiuto per continuare ad esistere.

Paura:

E' la terza parola. Paura di non farcela, da tutte e due le parti. Paura di non essere all'altezza, per i junior, mascherata da capricci e prese di posizioni inutili e dannose. Paura di non essere all'altezza, per i senior, già accantonati a casa, dove i ragazzi hanno affermato la loro autonomia, uscendo, sposandosi, abbandonando il nido e rendendomi di fatto inutile e abbandonato, a volte nemmeno più un bancomat da cui attingere e ora? Mi tocca rivivere lo stesso processo in azienda, ricominciare da capo, essere messo da parte: riaprire ferite mai del tutto chiuse, affilare i coltelli, stare sulla difensiva, parlare e non essere capiti. Che fatica, chi me l'ha fatto fare? Paura Paura, per i senior, di lasciare loro problemi perché li vuoi vedere felici, mica lasciargli problemi. Paura, per i junior, di prendersi di doversi confrontare con il mito, di dover essere sempre "il figlio di.." Paura.

Comunicazione:

E' la più importante: è il solvente di quasi tutti i problemi. Comunicazione ripartendo dai fondamentali: comunicare con arroganti, che si amano e che hanno paura è l'impresa! Sei davanti a un muro, su cui sbattono esistenze, ambizioni, frustrazioni, speranze. Un muro altissimo, liscio, scivoloso, senza appigli, apparentemente. Un muro in realtà scalabile: se studiato, osservato per quello che è e non per quello che sembra. Un muro fatto di emozioni, non di soldi, non di macchinari, non di potere voluto o detenuto. Un muro fatto di comunicazione mancante, di decenni di storia d'amore. Ne prendi uno di loro, ti siedi e inizi a tirare il filo. Ne prendi un altro, ti siedi e tiri il filo. A volte si ingarbuglia tutto, un casino, molliamo tutto, lasciamo perdere, non funzionerà mai. Tu lo vedi che può funzionare, calma e gesso, tira il filo. Li prendi tutti insieme, ricominci, tutti urlano e strepitano, tu tiri il filo. Urli più di loro, temporeggi, un passo indietro, due avanti, quattro indietro, sette avanti, uno indietro. E' così, tu lo sai che è così, loro no, hanno fretta, non è razionale avere fretta in questi casi ma per loro si: hanno paura, sono arroganti, si amano, una miscela esplosiva che porta alla fretta, per togliersi il dente, quando in realtà non c'è nessun dente da togliere, ma loro non se ne rendono conto. Quando sei nel film il film è la realtà per te, l'unica realtà. Comunichi con loro anche quando non vogliono ascoltarti, fai il tifo per il figlio maggiore che è il fratello maggiore: l'azienda. Questo è il patto: lo comunichi prima, non fai il tifo per i junior, non fai il tifo per i senior, sei spudoratamente di parte per l'azienda, che se continuerà a vivere farà il salto di qualità e continuerà a garantire lavoro, a tutti. Continui a comunicare, è snervante, è stancante? No, è affascinante, perché ti rendi conto di quanta umanità, quanta voglia di essere accettati, di donare c'è da tutte le due parti del muro, tu lo vedi: vedi un lato del muro e vedi l'altro, sei in cima, vedi tutte e due i lati, devi solo aiutarli a vedere, a salire ci penseranno loro. Lo vedi che il muro di pioli, appigli e fessure per salire è pieno. Loro no, hanno gli occhiali da saldatore, che impediscono di vedere. Il segreto non è aiutarli a scalare il muro, è convincerli a togliersi gli occhiali per vedere che il muro è alto, ma scalabile, sfidabile, non una passeggiata, certo, ma una bella impresa, fattibile. Un'impresa che, una volta in cui saremo in cima, tutti insieme, bè fanculo tutte le litigate, ne valeva la pena: guarda che panorama da quassù. Comunichi per tirare il filo, non è complicato da fare, è solo difficile. Ma, le competenze? Certo, devono crescere di pari passo, devono essere acquisite, devono essere cedute, ma le competenze sono secondarie rispetto alla comunicazione che deve tornare a fluire potente ed energica. Senza comunicazione le competenze diventano armi d'offesa per affermare la propria arroganza e non strumenti di sviluppo quali in realtà devono essere. Ma questo filo, non si rompe mai? Si, a volte si rompe, raramente, ma succede e quando si rompe abbiamo perso tutti, ma generalmente non si rompe, si dipana lentamente ma non si rompe, se si trovano i perchè. Tutto sta a scoprire i perché, i veri perché di tutte le persone in campo. Scopri i perchè e troverai il come, questo è quello che faccio, quando alleno le persone nei passaggi generazionali. I perché sono potenti, sono acceleratori di soluzioni. A volte, trovare il perché permette anche uscite di scena o ingressi inaspettati che non generano traumi ma riportano serenità e unione.

Perchè

E' l'ultima parola che arriva di conseguenza, comunicando, la parola più potente. Vuoi sapere come fare a tenere salda la mente e libero il cuore, per il tuo passaggio generazionale? Contattami qui: [email protected]
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