Quello che penso io non conta niente

Quello che penso io non conta niente

Quante volte ci siamo ritrovati a pensare o, peggio, a dire: "Non ha capito"

Immagino spesso, anche a me capitava spesso e ancora, a volte capita.

Il problema è, che l'onere di far capire, se vogliamo farci capire, spetta a noi, non agli altri.

Non ci fa piacere ammetterlo, ma è la realtà è così. Riflettiamoci.

Non conta cosa penso io di aver detto, conta cosa il mio interlocutore ha compreso. Se non ha compreso bene è mio compito farmi capire, se voglio ottenere qualche risultato.

Vale per la comunicazione con le persone, vale per le azioni di marketing che facciamo, vale nella nostra vita personale e professionale, vale per tutto, sempre.

Quanti pregiudizi abbiamo?

Noi viviamo la realtà in modo soggettivo, filtrata dai nostri pre-giudizi. Qui puoi leggere la definizione di pregiudizio che ci fornisce wiki

Abbiamo pregiudizi nei confronti delle persone che incontriamo, delle etnie, delle modalità religiose, degli usi e costumi diversi dai nostri.

E' abbastanza normale avere pregiudizi, solo i robot non hanno pregiudizi: la famosa regola dei sette secondi secondo la quale noi ci facciamo un'idea di una persona immediatamente è vera, quante volte l'abbiamo sperimentata?

Una persona, quando l'incontriamo per la prima volta, non serve conoscerla in modo approfondito, sulla base dei nostri pregiudizi ed esperienze passate ci facciamo la nostra idea: esprimiamo dopo pochi minuti un giudizio, che spesso è definitivo.

Il problema è che anche il nostro interlocutore se la fa un'idea su di noi, usando lo stesso sistema: i suoi pregiudizi.

E se la sua idea di me non è buona, indovina cosa succede?

Ecco il punto: sono capace di andare oltre i pregiudizi naturali che ho, osservando le cose e le persone per quello che sono e non per l'idea che io ho di loro?

Ma è difficile

Certo che è difficile, altrimenti tutti ci riuscirebbero, però è possibile.

Vado contro quelle che sono molte indicazioni che ci danno tanti formatori, anche molto più bravi e titolati di me: comunicatori si nasce, non si diventa.

Si nasce.

Tutti noi siamo grandi comunicatori.

Cosa ti sei fumato?

Non mi sono fumato niente, sto semplicemente constatando la realtà: c'è stato un momento, più o meno lungo, in cui, ognuno di noi è stato un grande comunicatore, indovina quando?

Esatto, vedi che non era difficile? Quando siamo stati bambini: un periodo in cui la comunicazione fluiva potente in noi, un periodo in cui eravamo dei comunicatori fantastici.

Non parlavamo, eravamo completamente dipendenti dagli altri ma ci facevamo capire molto bene e riuscivamo ad ottenere e vendere di tutto.

Non pretendo che ci ricordiamo quel periodo ma, converrai con me, che c'è stato, l'abbiamo vissuto.

Basta riscoprirlo, è sufficiente tornare alle buone abitudini che già in passato avevamo.

Quello che penso io non conta niente

Se non riesco a trasferirlo.

Non conta niente se mi arrabbio perché non mi hanno capito.

Se non riesco a lasciarmi alle spalle i pregiudizi e, togliendomi gli occhiali da sole, osservare gli effetti che hanno le mie comunicazioni e azioni sugli altri.

Se l'effetto che hanno non mi piace, devo cambiare io qualche idea, non gli altri.

Io sono fatto così

Questa è la frase killer che più killer non si può.

Io sono fatto così, è la causa di quasi tutti i nostri fallimenti, dissidi, disaccordi e incomprensioni con gli altri.

E' vero, io sono fatto così, ma anche tu sei fatto cosà, e quindi, come la mettiamo?

Cercare di comprendere le motivazioni delle altre persone, non significa essere deboli e nemmeno essere d'accordo con loro o dover subire le loro idee.

Significa semplicemente mettersi e far mettere l'altra persona, nello stato d'animo di ascolto.

L'ascolto aiuta la comprensione e migliora il nostro livello di comunicazione.

Se io osservo l'effetto che faccio sugli altri, posso decidere di cambiare qualcosa e cambiare l'effetto finale.

Se invece mi aspetto che cambino gli altri, semplicemente delego a loro la possibilità che lo facciano o che decidano di non farlo, diventando effetto e dando a loro la responsabilità di scelte che invece devo fare io.

E' un allenamento duro, io per quarant'anni sono stato completamente effetto in merito a questo tema, poi, ho iniziato a considerare l'idea di cambiare punto di vista.

Ogni tanto scivolo ancora nel:" Voi non mi capite", ma molto, moltissimo meno rispetto al passato e mi sono accorto che sono migliorati i miei risultati, con tutti.

Studio, allenamento, letture, corsi, tutto serve a farci migliorare.

Ne vale la pena?

Si, ne vale assolutamente la pena.

Non importa la fatica che facciamo, non importa gli sforzi che facciamo, facciamolo in modo egoistico, per noi stessi.

Perché se miglioriamo la qualità della nostra comunicazione e delle nostre relazioni, automaticamente, anche se lo facciamo per egoismo, aiuteremo gli altri a migliorare le loro e avremmo dato un piccolissimo contributo per fare andare bene le cose.

Non ci credi e continui a pensare che tu sei così e sono gli altri a dover cambiare? Fottiti, perché lo stai già facendo, ti stai già fottendo, da solo/a

Il mantra di questo post è:iocicredoelofaccio

Per oggi è tutto.

Ti piacerebbe approfondire di persona questo argomento?
Contattami, senza impegno, cliccando sul pulsante qui sotto, sarà un piacere darti supporto!