L'allenatore dev'essere stato un grande giocatore?
No però...
Un grande allenatore non dev'essere stato necessariamente un grande giocatore però deve conoscere molto bene le regole del gioco, le dinamiche e deve avere giocato, diversamente non riuscirà mai a calarsi nelle regole non scritte di uno spogliatoio, nella psicologia, paturnie, ansie e desideri dei suoi giocatori.
Se non hai mai a giocato, difficilmente riuscirai ad allenare.
Esistono esempi famosi di grandi allenatori che non sono stati dei grandi campioni ma dei normali giocatori, a volte mediocri giocatori.
Ne elenco qualcuno nel mondo del calcio, cliccando sul loro nome vedi la carriera che hanno fatto, che indica che,
sul campo, non erano dei fenomeni, contrariamente a quanto hanno dimostrato nella loro carriera di allenatori:
Massimiliano Allegri o
Josè Mourinho ancora
Maurizio Sarri o per finire il mito di tutti gli allenatori
Alex Ferguson.
Vedi, indiscutibilmente tutti grandissimi allenatori, indipendentemente dalla fede calcistica che hai, ma come giocatori non erano eccelsi.
Viceversa, per lo stesso motivo che ho scritto qui sopra, non è detto che se sei stato un grande campione riuscirai anche a diventare un ottimo allenatore, ci sono tanti esempi di
fenomeni sul campo, che, quando sono diventati allenatori, sono scesi dall'olimpo diventando mediocri, alcuni nomi:
Diego Maradona,
Marco Tardelli,
Alessandro Nesta,
Marco Van Basten
In ultimo, ci sono anche quelli che
sono stati grandi campioni sul campo e si sono confermati anche eccellenti come allenatori, forse ancora più come allenatori che come calciatori, un breve elenco:
Carlo Ancelotti,
Fabio Capello,
Zinedine Zidane
Cosa vuoi dirmi?
Voglio dire che ogni mestiere ha le sue caratteristiche e chi vuole diventare eccellente deve ripartire spesso da zero, accantonando i propri successi, facendo un bagno d'umiltà e scoprendo i fondamentali del nuovo lavoro che sta per intraprendere.
Per esempio
, non è detto che il tuo miglior venditore, riuscirà a ricoprire in modo adeguato il ruolo di direttore vendite.
Non è detto che il tuo miglior tecnico emergerà come un eccellente team leader, quando avrà un gruppo da gestire.
Questi sono errori che spesso commettiamo, nelle scelte di avanzamento di carriera delle nostre persone.
Un conto è essere un campione, tutt'altro conto è allenare un gruppo in cui ci sono campioni e giocatori normali, in cui tu dai indicazioni e metti in campo la squadra, ma non sei il protagonista della partita.
E' un gioco completamente diverso: allenare un team significa sapere di psicologia, di sociologia, significa studiare continuamente, nuove tecniche, metodi, tanto lavoro oscuro, politica, mediazione, leadership direttiva e motivazionale.
Giocare, mi permetto l'azzardo, è molto più semplice: sei tu, da solo, è vero, senza la squadra non esisti, ma non sei tu, generalmente, che salti quando la squadra non funziona, è l'allenatore che salta.
Salta perché non ha saputo leggere la squadra, interpretare le dinamiche, a volte salta perché semplicemente non ha mai giocato per davvero, e non sa cosa c'è dietro una smorfia, un sorriso sbieco, un silenzio, lo immagina, ma non l'ha mai vissuto veramente.
Osserva: tutti i grandi allenatori comunque sono stati giocatori, anche se magari non eccelsi.
Sanno bene cosa significa la puzza dello spogliatoio, la paura, l'eccitazione, lo stress di dinamiche personali che si rompono, la gelosia, l'invidia, la stima che si genera in un gruppo.
Lo sanno perché l'hanno vissuto in prima persona.
Che allenatore sono io?
Ogni imprenditore dovrebbe farsi questa domanda, cercando di darsi una risposta, analizzando i propri punti di debolezza, per migliorarli.
Io per esempio, come imprenditore, non sono un fenomeno, ho avuto diverse aziende, alcune eccellenti, altre meno, ma non sono un fenomeno, gioco benino, mi definirei un buon mediano, un pò all'Oriali dei bei tempi abbastanza recenti o alla Furino dei tempi un pò più lontani.
Ma, osservando, tra gli imprenditori, quanti sono i fenomeni? Tra loro, certo, ci sono tanti buoni giocatori, tanti con grandi potenzialità, che possono crescere, ma di fenomeni veri, quanti ne vedi? Pochi, come nello sport, è la stessa cosa: pochi sono fenomeni, tanti possono diventare eccellenti giocatori.
Tornando alla mia analisi personale: nel corso del tempo ho capito che alcune cose non facevano per me, ci ho messo molto a capirlo, ma alla fine l'ho capito. Proprio per questo, anche recentemente, ho fatto delle scelte drastiche, ribaltando alcuni tavoli a cui ero seduto, non senza sofferenza, per me e per gli altri.
L'ho fatto, dopo aver analizzato i miei punti di debolezza e i miei punti di forza. Mi sono reso conto, in modo forse presuntuoso,
che una delle mie abilità è quella di allenare altri allenatori, qui riesco bene.
Ci ho messo molto ad arrivarci, tante cicatrici, qualche successo, delusioni, fallimenti, ripartenze, gioie, ansie ma alla fine ci sono arrivato: tutta l'esperienza che ho accumulato sui campi in una vita di gioco, in campetti di periferia, serie minori e serie professionistiche,
mi permette, oggi, di saper leggere bene il gioco, i giocatori e i loro allenatori.
Per questo, quello in cui ho deciso di specializzarmi è fare l'allenatore d'impresa: l'allenatore degli allenatori.
E' su questo che si basa la mia azienda: allenare i potenziali allenatori a diventare buoni professionisti.
Mi piace questa visione, perché è la via che ho deciso di percorrere con grande soddisfazione ed entusiasmo.
Tu, giochi o alleni? In un caso o nell'altro, cosa ti serve per essere un ottimo giocatore e poter aspirare di giocare in Champions League?
Fai questa analisi, non è difficile anche se non è semplice. Se ti serve supporto, senza impegno, contattami qui: scrivimi@maurobaricca,.it
Il mantra di questo post è: trovalatuavia
Per oggi è tutto