Perché il 3 aprile dobbiamo riaprire le aziende

L'ho scritto ieri in questo articolo: panta rei, anche il corona virus, puoi leggerlo cliccando qui.

Stiamo parlando di stress psicologici e operativi che dureranno 500 ore al massimo 1000, poche settimane, per poi riprendere tutto come prima. Il Covid-19 o Corona Virus, non ucciderà il nostro paese in poche ore.

Come tutte le crisi anche questa passerà, ho scritto.

Oggi mi contraddico, rispetto a quello che ho scritto ieri scrivendo che " il 3 aprile dobbiamo riaprire le aziende?"

Sono matto, ho appena scritto che poche settimane si possono sopportare, perché solo il giorno dopo scrivo che bisogna riaprire senza spostare il termine del 3 aprile?

Non sono matto, è vero, quello che ho scritto ieri, così come è vero quello che sto scrivendo oggi, non ci sono contraddizioni, è sempre solo un problema di comunicazione.

Le comunicazioni sbagliate, errate, o...?

E' vero, in tempi di crisi come questa non bisogna sottovalutare e per fare stare in casa le persone bisogna terrorizzarle, sta succedendo proprio questo, è un mio punto di vista personale, ovviamente, ma non penso che sia tanto campato in aria.

Bisogna però avere un parametro unico di misurazione, non si possono cambiare le regole del gioco mentre si sta giocando.

Qual è, realmente, il parametro con cui viene misurato l'effetto del virus? Nelle diverse regioni, in Italia, in Europa, nel mondo? Perché non si comunica in modo chiaro e univoco?

Dovrebbe essere lo stesso parametro, perché altrimenti si gioca con la paura della gente oppure, se si utilizzano parametri diversi tra area e area, tra nazione e nazione, non bisognerebbe paragonarli tra loro.

Se aumentiamo il numero dei tamponi, cambiano le statistiche.

Se ipotizziamo che ci siano molti più contagiati di quelli che si manifestano, cambiano le statistiche.

Oggi si muore di corona virus e, sembrerebbe, che non si muoia più per altre malattie, vengono comparate le morti per influenza negli anni passati rispetto al corona virus e...andate a vedere cosa dicono.

Qual è la verità, cosa dicono i numeri veri?

La realtà, mi sono fatto questa idea personale, è che non lo sappiamo.

Lo scopriremo solo a posteriori, ora non lo sappiamo.

Non si può sapere, si va a tentoni, ed è normale che sia così, gli scienziati sono di fronte a una cosa nuova, da gestire in emergenza, è normale che sia così. Lo comprendo bene, lo comprendiamo tutti molto bene.

Sappiamo molto bene una cosa però.

Sappiamo che in un clima di incertezza e di panico come questo abbiamo una certezza: il nostro sistema economico si basa sul lavoro, finalmente lo abbiamo scoperto, non sulla sussistenza, perché la sussistenza nei fatti non c'è per noi imprenditori, ci sono le chiacchiere ma non una mano concreta.

Se devo dirla tutta, non mi aspetto nessun aiuto, così come la maggior parte dei miei colleghi imprenditori, perché siamo abituati a fare, anche senza aiuti.

Giochiamo un pò:

La Germania che fa muro contro di noi in Europa si dimentica che noi, insieme alla Grecia e agli altri paesi Europei gli abbiamo salvato il culo più volte, prima riducendo e poi azzerando i debiti di guerra che aveva con tutti noi.

Ora è facile fare i fenomeni con i soldi che ti hanno regalato gli altri, in un tuo momento di estrema difficoltà perdonandoti tutti i danni che hai fatto nel mondo. Ora è facile. E' populismo il mio in questo caso? Si, lo è. Non sono perfetto.

La Germania se lo dimentica quello che ha combinato e gli aiuti che ha avuto, la storia no. Io no, noi no.

Ci hanno spostato l'IVA e scadenze, è vero, ma non sono state cancellate.

Le tasse andranno pagate, non verranno ridotte, eventuali crediti d'imposta li potremo portare in deduzione nel 2021 non ora.

Il sistema paese si basa sul fatto che le imprese possano pagare le tasse.

Tutto il nostro sistema sociale si basa sul fatto che ci siano imprese che lavorino, nessuno è al sicuro.

Anche tutti gli statali, categoria a cui appartengono la maggior parte dei medici, degli infermieri, degli insegnanti che in questo momento stanno dando cuore, anima e spesso la vita per aiutarci, dipendono dal lavoro delle imprese: senza lavoro non ci sarà futuro, non ci sarà la possibilità di pagare le tasse, senza le tasse non ci sarà la possibilità di pagare gli stipendi a nessuno, non ci sarà la possibilità di garantire i servizi.

Vogliamo chiudere l'Italia? Lo possiamo fare, com'è stato giustamente fatto, per qualche settimana, non per dei mesi, a meno che non si pompi denaro gratuito nelle casse delle imprese.

Denaro vero, non crediti d'imposta, spostamenti fittizi o palliativi inutili.

Denaro vero, cosa che, penso proprio che non si potrà fare, o non si vorrà fare.

Quindi il Paese, per non diventare un paese, dipende dal fatto che si possa lavorare come recita molto bene l'articolo 1 della nostra costituzione: "L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro".

Senza lavoro, non c'è Repubblica.

Quindi scegliamo il lavoro o la salute?

E' un pò come dire se è nato prima l'uovo o la gallina.

Uno non può fare a meno dell'altro, bisogna sceglierli tutti e due.

Bisogna avere la consapevolezza e il coraggio di sceglierli tutti e due.

Con criterio, certo, stando attenti, certo, ma non si può fermare un paese, non lo si è fermato nemmeno nei tempi della guerra con le bombe.

La borsa italiana, che tra l'altro è una S.p.A. , una società privata, non si è mai fermata e non si fermerà, anche per questo non si può fermare il lavoro.

Quindi?

Quindi, ecco il mio punto di vista personale, che ripeto è personale e se volete potete anche insultarmi:

  • E' corretto tenere chiuse le scuole anche dopo il 3 aprile, perché il sistema Stato deve e può sostenerne i costi e gli insegnanti, al pari dei medici e del personale sanitario. Gli insegnanti sono degli eroi e si stanno adoperando per fare andare avanti i programmi scolastici. Certo quest'anno sarà anomalo, ma i ragazzi che vanno a scuola possono stare a casa, è brutto da dire ma non producono il reddito che serve a sostenere tutti noi, per cui teniamoli a casa e riduciamo la diffusione del virus.
  • Assolutamente giusto tenere in casa gli anziani, che, oltre a non produrre reddito, sono la parte della popolazione più debole e più esposta al rischio e paradossalmente, almeno qui a Pavia, non riesco a capire come mai, in giro ci sono praticamente solo anziani.
  • E' giusto mantenere le distanze sociali, così come impedire, almeno ancora per un pò, assembramenti eccessivi e un controllo direi un pò militare ci sta, anche se non mi piace per niente. Ci sta sugli assembramenti della movida, degli stadi, dei concerti e altri assembramenti in cui si tende, tutti, ad essere un pò esuberanti dimenticando le norme di sicurezza.
  • Man mano che si aprono bar, ristoranti e esercizi pubblici i controlli sulla sicurezza devono essere serrati e severi. Non si può abbassare la guardia, ne siamo tutti consapevoli, ma in questi giorni vediamo che, dove ci sono negozi aperti, almeno dove vivo io, dal mio osservatorio, c'è disciplina. Mi auguro e penso che sia così anche dalle altre parti.

Tutte le misure di sicurezza vanno rispettate, ma le aziende devono ripartire, tra una settimana devono poter ripartire.

Con le giuste cautele, con le misure di sicurezza, con la tutela dei propri dipendenti e vi posso garantire, per il piccolo osservatorio che ho io, che gli imprenditori alla salute dei propri collaboratori ci tengono, ci tengono eccome.

Ci tengono, ci teniamo, perché non siamo pazzi, sappiamo bene che sono i collaboratori che fanno andare avanti le aziende.

Sfatiamo questo mito del cazzo dei padroni che voglio aprire le aziende per far ripartire i profitti a scapito dei lavoratori. E' una cazzata.

Questo pensiero stupido, offende me, l'intelligenza della gente e tutti gli Imprenditori sani, che sono la maggior parte, che hanno a cuore i propri collaboratori, come e più dei propri profitti.

Tra i miei clienti, tutti, si sono adoperati per lo smart working dov'era possibile, per la sanificazione delle aziende, per la messa in sicurezza del lavoro individuale attraverso sistemi di protezione adeguati, tutti.

Dobbiamo ripartire per un semplice motivo: nessuno ci verrà ad aiutare, non ci sono prese di posizione certe che stabiliscono come faranno a sopravvivere le aziende, ma comunque si chiederà alle aziende di sostenere il sistema sociale.

Per questo dobbiamo ripartire.

Ho studiato poco, sono un pò ignorante, ma faccio impresa da trentacinque anni, sono sopravvissuto a tante crisi alcune molto più devastanti, per me, rispetto a questa che sto vivendo ora.

Ma sono sopravvissuto solo grazie alla possibilità di poter lavorare, contando sulle mie forze, sulle forze dei miei collaboratori, senza aspettarmi nient'altro che la possibilità di lavorare.

Non sono le 500 ore o le 1000 ore in cui dobbiamo stare chiusi a fare paura, quelle si superano, è l'incertezza che ci arriva dall'alto che mi fa paura.

Di questo abbiamo bisogno: la visibilità di poter riprendere a lavorare e la data del 3 aprile, dal mio punto di vista, non deve essere spostata. Con criterio, con attenzione, bisogna ripartire.

La salute e il lavoro si possono e si devono coniugare, il divertimento, le feste, lo stadio possono aspettare, il lavoro no.

Io ho fiducia che si possa fare, questo post vuole essere una riflessione, di un imprenditore che è preoccupato, non ha paura, ma è molto preoccupato, perché il nostro, è veramente un ruolo sociale e non me ne frega nulla, in questo momento, degli utili.

Mi interessa, che domani, ci sia ancora un Paese.

Mi interessa poter garantire la continuità, a me, a chi collabora con me e a tutti le fantastiche persone dello Stato, che in questo momento si stanno prendendo cura di me e dei miei cari.

Mi auguro e voglio pensare che sarà possibile.

Il mantra di questo post è: perviverebisognaesseresaniconunlavoro

Per oggi è tutto.

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